“Le storie, le radici.” – 1

Dopo molti mesi trascorsi in sei piccoli Comuni dell’Alta Valsesia, scelti espressamente perché hanno una serie di precisi requisiti che fra poche righe scoprirete, è arrivato il momento della prima vera e propria restituzione al pubblico, adatta allo spazio museale che ci ospita, ampio e “protetto” (ovvero sicuro per la conservazione delle opere stesse).

Ci riferiamo al Palazzo dei Musei di Varallo (VC), più precisamente alle sale dedicate agli allestimenti temporanei che comprendono l’ex chiesa barocca di San Carlo e i suoi locali adiacenti (compresa la sacrestia). Questi spazi ospiteranno la mostra “Le storie, le radici” che ho realizzato con la collaborazione degli abitanti di Alto Sermenza, Carcoforo, Civiasco, Rassa, Rimella, Rossa, curata da Gabi Scardi, dal 7 marzo al 13 aprile 2025. Inaugurazione venerdì 7 marzo alle ore 18.00.

Locandina per la mostra "Le storie, le radici" di Sonia Arienta, a cura di Gabi Scardi, Palazzo dei Musei, Varallo
Locandina della mostra “Le storie, le radici” a Palazzo dei Musei, Varallo.

Le storie del titolo sono quelle che, nel corso del progetto di drammaturgia montana partecipata “Nidi, nodi. Fluidi”, ho raccolto durante le interviste agli abitanti (residenti e villeggianti storici), ora inserite in un contesto installativo composto da disegni a china, a tempera, a matita di grandi dimensioni e sculture morbide.

Le storie, sono state raccolte con un intento preciso e con precise richieste. Ho infatti proposto di raccontarmi fatti che avessere per protagonisti personaggi non umani: quindi animali non umani, vegetali, oggetti, minerali. Potevano naturalmente essere legati a vicende personali, ma il centro dell’attenzione doveva essere spostato verso altri esseri viventi, o semplicemente verso oggetti significativi per chi raccontava. Fra le altre mie richieste, le storie infatti dovevano essere legate al luogo e soprattutto dovevano essere vere.

Ora, quest’ultima caratteristica a volte è stata disattesa e qualcuno mi ha raccontato leggende locali riguardanti animali, o personaggi di fantasia e a questo punto ho deciso di includerle perché creano un controcanto immaginifico.

Le storie, nel complesso, sono brevi, tranne rarissime eccezioni; si sviluppano nello spazio di pochissime righe e per questo mantengono continuamente desta l’attenzione e la curiosità. Sono molti piccoli flash che si  accendono e illuminano dettagli, apparizioni improvvise, frammenti che restituiscono un affresco corale di quotidianità.

Parlano di incontri straordinari, o fuggevoli con animali selvatici, vicende che hanno anche tratti di crudezza (o crudeltà), pensieri “magici” e dimostrazioni della creatività, dell’immaginazione potente di bambini che ormai sono diventati adulti, o anziani, ricordi, idealizzazioni di un mondo che è in via di sgretolamento, o del tutto perso. Un tempo che i racconti rendono “eroico”, nella sua durezza ed asprezza.

Per certi versi, quanti hanno deciso di restare in queste “aree interne” come vengono definite con linguaggio burocratico, possono essere considerati in qualche modo “eroici” e molto determinati, senz’altro “resilienti”, per usare un termine che va così di moda da rendere il suo uso irritante.

I sei Comuni – Alto Sermenza, Carcoforo, Civiasco, Rassa, Rimella, Rossa – infatti, sono stati scelti perché collocati in un’area montana ricca di potenzialità sul piano estetico-paesaggistico ed esplorativo, ma piuttosto isolata, sebbene non difficile da raggiungere, con un sistema di trasporti attualmente peggiorato rispetto a una ventina di anni fa, quando era ancora in funzione la ferrovia che collegava Novara a Varallo.

Al contempo, questi piccoli Comuni dispongono di una rete di sentieri che collegano la Valsesia ad altre valli contingue, la Valdaosta e la Val d’Ossola, li rendono quindi “aperti” al mondo circostante. Si tratta di una montagna aspra e selvaggia, di grande fascino, indicata soprattutto per gli amanti dell’esplorazione, per quanti vogliono evitare con cura il turismo di massa, i pacchetti all inclusive e il concetto di montagna addomesticata.

Per quanto, ci sarebbe da dire che la segnaletica sarebbe da curare meglio e predisporre nei punti “ambigui”, perché al momento sembra siano invece collocati per chi conosca già la strada….e questo è inaccettabile anche su percorsi EE, poiché si rischia di creare situazione di potenziale pericolo anche per utenti esperti.

Per tornare alle storie, sono state raccolte durante chiacchierate-interviste informali, senza criteri scientifici, lontano da telecamere e microfoni: sono semplici trascrizioni. Come tali possono essere state anche imprecise, in particolare ci possono essere errori nella trascrizione di termini dialettali, o potrei aver frainteso alcuni passaggi.

Questa scelta è servita però, fra le altre cose, a mettere a proprio agio gli intervistati, protetti fra l’altro anche dall’anonimato. Le storie non hanno il nome di chi me le ha raccontate, ma solo del paese da cui provengono.

Queste interviste, inoltre, sono state anche utili per individuare gli abitanti più inclini a raccontare, coloro che hanno una particolare capacità di osservazione e amano condividere informazioni sul loro territorio. Con queste persone continuerò il lavoro nei prossimi mesi per dare ulteriori sviluppi, così come il materiale narrativo ora in mostra verrà ulteriormente rielaborato in futuro.

Questo insieme di testimonianze preziosissime sono un materiale “aperto” che può essere rielaborato in modi diversi nel tempo, approfondito. Per il momento l’ho usato in funzione dello spazio museale che ci ospita, con un allestimento site specific, uno spazio articolato e complesso, con vincoli da rispettare per preservarlo, si tratta infatti di una ex chiesa barocca.

In ogni caso, il dialogo con più di duecentocinquanta persone (la media prefissata era quella di intervistare il 25% degli abitanti, ma in molti casi è arrivata al 50% e in uno quasi all’80%) mi ha permesso di fare un’esperienza umana straordinaria e indimenticabile,  di scoprire e spero di far scoprire nuovi punti di vista dai quali osservare questa tipologia di montagna e i suoi abitanti.

Da cittadini-turisti è molto difficile poter capire, o immaginarsi lo stato delle cose in piccoli Comuni “remoti”, o “interni”, le storie in forma di frammenti compositi restituiscono, evocano e contengono mondi “Ignoti”, tutti da scoprire e sui quali riflettere.

Inaugurazione venerdì 7 marzo, ore 18.00, Via Giovanni Calderini, 25, 13019 Varallo VC (0163 51424).

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