In attesa di tornare a Rossa per concludere la residenza artistica e raccogliere nuova documentazione durante le manifestazioni legate al Carnevale, in paese una festa ancora molto sentita, così come nel resto della Valsesia, questa settimana ci trasferiamo a lavorare con gli abitanti di Civiasco.
Qui, infatti, il prossimo sette dicembre inauguriamo il secondo gruppo di percorsi espositivi, insieme al Comune di Carcoforo (iniziate a segnarvi l’appuntamento), in occasione del ponte di Sant’Ambrogio e visitabile per tutte le vacanze di Natale e oltre, posto che termina il 31 gennaio.
Civiasco è un Comune posto nella zona di valico con il Cusio, al quale è collegato da una carrozzabile, oltre che da una fitta rete di sentieri che conducono verso i borghi del fondovalle affacciato sul lago d’Orta (Pella, Boleto, Arola subito al di là della Colma, m 940 ca).
Il paesaggio è cambiato ancora una volta in modo radicale, nonostante la distanza dalla Val Sermenza sia piuttosto contenuta, ci siamo allontanati infatti poco oltre i trenta chilometri, se ci si riferisce alla strada da percorrere sulle provinciali. Se si dovesse invece ricorrere ai sentieri probabilmente di meno.
Ci troviamo ora in una zona di boschi di castagni e faggi, circondati da montagne dalla punta arrotondata. Il Monterosa è visibile non appena ci si alza di qualche centinaio di metri, per esempio se si sale al Monte Briasco, dal quale si può poi discendere verso il lago d’Orta.
Sullo sfondo ci sono le montagne del Verbano e il lago Maggiore, ma dalla Colma si vedono la pianura lombarda e Milano. Il Comune comprende anche alcune frazioni (Campolungo, Machetto, Piandellavalle) ed è contraddistinto dalla presenza di abitazioni antiche in pietra, in stile valsesiano, con loggiati, ma soprattutto da edifici otto-novecenteschi in stile spagnolo.
Avete lette bene. Stile spagnolo. In particolare, catalano. La ragione di questa scelta apparentemente singolare per chi proviene da fuori, risale a motivi molto concreti legati all’emigrazione dei civiaschesi in Spagna, fin dall’ultimo quarto del XVIII secolo. Dopo un incendio che nel 1779 devasta il paese, molti abitanti sono costretti a cercare altrove lavoro e alloggio.
Fra le mete preferite c’è la Spagna e quindi, grazie alla prosperità degli affari, al rientro i lavoratori rimpatriati fanno edificare abitazioni signorili in stile moresco. D’altra parte anche l’esposizione del Comune favorisce illuminazione e calore quasi spagnoli, così da renderlo accogliente lungo tutto il corso dell’anno.
Questa breve introduzione storico-geografica è necessaria a far comprendere la diversità di questo paese, rispetto a quelli incontrati finora. Oltre alla descrizione del luogo, occorre anche analizzare gli aspetti legati alla vita quotidiana, alle attività commerciali presenti sul territorio che lo rendono vivo e rinnovabile.
Anche in questo paese è presente un torrente (il Pescone), sebbene non al suo interno, bensì nella zona sottostante, parecchi metri sotto, in una gola profonda a strapiombo. A differenza di altri Comuni, le cascate non sono visibili direttamente dal centro dell’abitato, ma occorre scendere lungo un sentiero che parte dalla carreggiata fino a raggiungere il “fondo”.
Nei primissimi giorni di permanenza mi sono dedicata all’esplorazione delle vicinanze di Civiasco, sono stata alla Colma e al Monte Briasco, due tappe imprescindibili. Ho raggiunto la prima due volte, sia attraverso la carrozzabile che prosegue verso Arola sia attraverso i sentieri, il secondo attraverso i sentieri.
La zona è un intrico fittissimo di sentieri e sterrati, strade silvo-pastorali tutt’ora in uso che disegnano una rete di collegamento inimmaginabile quando si percorre la provinciale e che conducono sia verso il lago, sia verso i paesi nelle valli adiacenti, Morondo da una parte e Cellio dall’altra.
Non appena le interviste e i racconti raccolti sono aumentati di numero e le persone mi hanno raccontato e descritto i loro luoghi preferiti ho scoperto che mi mancano ancora molte altre zone da censire e visitare (la frazione Machetto, Piandellavalle che continuo a chiamare Valdipiana e non so perché) e gli alpeggi più settentrionali esposti a sud-est.
Ho eletto a distaccamento del mio ufficio il bar-ristorante, dove è presente anche un piccolo spaccio di alimentari, così posso iniziare i dialoghi con gli abitanti direttamente quando vanno a fare la spesa, o a scambiarsi idee in mattinata, alla sera, o all’ora di pranzo. O per la cena del venerdì/sabato sera dove il paese è più vivo.
Nei giorni successivi, mentre il passaparola fa il suo effetto – nella speranza che le persone già intervistate siano abbastanza divertite da aver voglia di introdurmi agli amici o ai parenti. – tornerò a completare le ricognizioni a scopo fotografico “su commissione”.
In un progetto di drammaturgia montana, come in qualunque altro, il lavoro sul campo convive con le necessità quotidiane legate alla comunicazione, per diffondere la sua conoscenza anche agli abitanti del fondovalle, con i momenti di incontro pubblici. Oltre alla promozione, tuttavia questi incontri costituiscono un momento fondamentale di riflessione fra gli abitanti, le loro istituzioni coinvolti in “Nidi, nodi. Fluidi” e me.
Mercoledì 18 ottobre, a Borgosesia, per esempio si è svolta una presentazione-conversazione presso il Centro Studi e Documentazione Giovanni Turcotti, presieduto dalla Dr.ssa Marinella Mazzone, alla quale hanno partecipato le delegazioni dei diversi Comuni e i partner del progetto (Unione Montana, Fondazione Valsesia, Fondazione CRVC, Museo di Archeologia e Paleontologia C. Conti, Liceo Artistico Carlo d’Adda).
E’ stato molto bello ritrovare tutti insieme i nuovi amici che ho conosciuto in questi primi mesi trascorsi in Alta Valsesia, a partire da giugno e presentare a tutti il lavoro svolto nei diversi Comuni, in modo che inizino a profilarsi visioni d’insieme del progetto che vanno ad aggiungersi alle esperienze personali di ciascun paese coinvolto, così come si possano avanzare alcune considerazioni di carattere generale che si iniziano a emergere, sul piano geografico, territoriale, culturale, umano.