Questa settimana cambiamo Comune di residenza artistica, ma non valle. Siamo sempre in Val Sermenza, non più a Carcoforo, né ad Alto Sermenza ma a Rossa. Nonostante i chilometri che ci separano dai precedenti siano circa una quindicina il paesaggio e le condizioni climatiche sono completamente diversi. Ciò significa che anche le abitudini e le condizioni di vita, le esigenze sono differenti.
La vista è ampia e dominante direttamente sul fondovalle, dove scorre il torrente Sermenza (che dà appunto il nome alla valle). Rossa è posta ad un’altitudine inferiore rispetto a Carcoforo e ad Alto Sermenza, di circa 500 metri e sorge su un versante esposto a sud.
Due caratteristiche che determinano un clima a sé stante che rende il luogo particolarmente caldo d’inverno. La neve (quando ancora scende) resta per periodi limitati. Questo ha reso possibile coltivare nei secoli passati molte qualità di verdure e cereali (dal grano, al mais, oltre che alla segale), o di importare alberi esotici come le palme, o mediterranei come i melograni.
La varietà di raccolti, di piante da frutto, di fiori è un tratto distintivo del luogo, conosciuto in zona come la “riviera” della Valsesia. Questa “facilità” di produzione e di fertilità del terreno perdurano ancora oggi, si possono osservare moltissimi orti privati, pressoché ogni abitazione ne ha uno destinato a una produzione domestica variegata (dalle zucche, a presenze più “esotiche” come pomodori, peperoni, zucchine, insalata, oltre a presenze più montane come porri, cipolle, patate, carote, cavoli, rape.
Mi soffermo a parlare degli orti di Rossa non solo perché sono curatissimi e molto belli da vedere, circondati da bordure colorate ed erbe aromatiche, ma perché in un progetto di drammaturgia montana, dal mio punto di vista, è importante osservare e comprendere come questi dettagli influenzino la vita delle persone che abitano il territorio.
Non solo. Queste presenze sono così importanti e “massicce” che si trasformano inequivocabilmente in personaggi importanti del luogo. Non si possono escludere. Si guadagnano il centro della scena. Sia perché sono una fonte per la sussistenza delle persone, sia dal punto di vista paesaggistico.
Basta fare un giro per le vie del paese per rendersi conto della loro importanza e della loro diffusione. Nel costruire un progetto di drammaturgia montana si fanno incontri a sorpresa che possono evolversi in aggiustamenti del progetto stesso, per lasciare spazio a singoli, specifici personaggi. Gli orti, in questo caso.
Un’altra tipologia di personaggi (incontrati peraltro anche a Carcoforo) sono le capre e le mucche. Anche qui gli animali sono lasciati liberi di cercarsi i loro spazi per nutrirsi, escono dalle stalle verso maggio e vi rientrano verso novembre. Anche qui gli allevamenti intensivi, per fortuna, sono assenti, le mucche e le capre vengono munte a mano, mangiano il fieno raccolto sul posto nella maggior parte dei casi. Mangimi chimici non si usano.
Fra le presenze che si fanno notare per la loro abbondanza rientrano anche le fontane e i lavatoi. Mi hanno riferito che se ne contano circa una ventina, distribuite fra le varie frazioni di cui si compone il Comune di Rossa. Ma questo paese riserva anche ben altri due motivi di sorpresa: la presenza di una banda e di un piccolo teatro. Per il momento non rivelo altro riguardo a questi ultimi, perché saranno il soggetto del prossimo articolo.
Sul piano dell’interazione con gli abitanti – che non sono mai gli unici personaggi al centro dell’attenzione!- le modalità di contatto e di incontro sono leggermente differenti da Comune a Comune. In questo caso, ho iniziato gli incontri grazie alla mediazione di un facilitatore residente, una guida diciamo, che mi ha introdotta e presentata ad alcuni abitanti il primo giorno del mio arrivo.
Ho fissato così i primi appuntamenti per dialogare e nei giorni successivi a poco a poco sono seguiti altri incontri casuali, a partire anche dal principale luogo di incontro in questo momento dell’anno, il negozio al centro del paese, dove più o meno tutte le mattine le persone vanno a comprare il pane, o altri generi di prima necessità.
Un altro mezzo fondamentale di contatto è il passaparola, con cui gli abitanti che ho già incontrato mi presentano ai vicini di casa, o ai conoscenti con cui hanno rapporti abituali. A questo insieme di possibilità, aggiungo sempre gli incontri casuali che mi capita di avere con passanti o con persone intente a lavorare negli orti, nei campi o sugli alpeggi.
Una “problematica” nella fase di raccolta delle interviste è il fatto che Rossa sia costituita da numerose frazioni, disposte in ogni direzione. Questo significa che, oltre a prendere contatti con gli abitanti del nucleo principale, mi devo spostare nei diversi “distaccamenti”, alla ricerca di persone e non è facilissimo perché molti di loro lavorano nel fondovalle e devo aspettare di trovarli in casa o negli orti, ma questo fa parte del gioco!