Drammaturgia montana e drammaturgia urbana. Alcune riflessioni

Quali sono le differenze fra lavorare con gli abitanti di una città e quelli di piccoli comuni di montagna?

Si possono confrontare i luoghi e le persone? Ha senso riflettere sulle differenze e/o le similitudini fra gli abitanti di Comuni molto diversi in termini di collocazione geografica, dimensione, tessuto economico?

Dal punto di vista concettuale, può servire a mettere in luce analogie e differenze interessanti e a “sfatare” alcuni pregiudizi. Il primo fra tutti: la chiusura degli abitanti di montagna, rispetto ai cittadini….

Baite all'alpe Gattè.
Baite all’alpe Gattè. Carcoforo

A metà del periodo trascorso in residenza artistica nei diversi Comuni dell’Alta Valsesia, coinvolti nel progetto “Nidi, nodi. Fluidi” (Alto Sermenza, Carcoforo, Civiasco, Rassa, Rimella, Rossa), posso iniziare a fare qualche riflessione, anche in risposta ad alcune domande che mi sono state poste nel corso del tempo.

In particolare, il punto “critico”, la zona d’ombra rispetto alla quale sono stata messa in guardia da più persone riguarda la disponibilità ad interagire con “estranei” (nel caso me) da parte degli abitanti locali,  rispondere alle domande,  compilare schede in apparenza un po’ “bizzarre” inerenti preferenze verso luoghi, alberi, piccole riflessioni sugli elementi naturali, spazi domestici.

Fino a questo momento posso dire che nei Comuni di Alto Sermenza, Rassa e Carcoforo, dove ho concluso la prima fase di raccolta dati, ho avuto un ottimo riscontro da parte degli abitanti. Il processo di relazione si è avviato più o meno lentamente, come è giusto che sia, in modo spontaneo ed è proseguito in modo molto soddisfacente.

Le occasioni di incontro in alcuni casi sono state programmate al mio arrivo – o poco dopo – con appuntamenti pubblici informali e facilitatori del luogo, in altri sono stati assolutamente casuali. In entrambi i casi nel corso della residenza artistica sono riuscita a instaurare un contatto autentico e sincero che è quello che desideravo.

La spontaneità degli incontri e del rapporto di scambio in relazione alle notizie, alle riflessioni è ciò che mi interessa maggiormente nel momento in cui penso a un progetto da realizzare a partire dalle percezioni degli abitanti, dalle loro osservazioni, perciò è molto importante che sia loro, sia io ci troviamo in condizioni di relax, di situazioni conviviali, o ludiche, “leggere”, quasi conviviali.

Baita anni sessanta-settanta
Edificio abitativo in stile montano, rivisitato negli anni del Boom.

Il progetto è stato pensato per creare una situazione di scambio costruttivo di informazioni sul luogo, sono quindi esclusi categoricamente comportamenti frettolosi, supponenti e impositivi. Ognuno è libero di partecipare o meno all’iniziativa e lo fa con i tempi che desidera, può cambiare idea nel corso del tempo…

E’ capitato che persone disinteressate al progetto nei primi giorni, abbiano in seguito collaborato volentieri e dato preziosi contributi/testimonianze. L’ascolto, il rispetto dei tempi di reazione sono elementi importanti del progetto “Nidi, nodi. Fluidi”. E’ impossibile costruire insieme un testo di drammaturgia montana partecipata senza ascoltare tutto quello che emerge nel corso degli incontri e in ciò che lo precede.

Per quanto riguarda i moniti riguardanti la difficoltà di superare la riservatezza “innata” degli abitanti di montagna, o la loro presunta “chiusura” attribuita loro da chi li osserva da fuori e in alcuni casi anche da loro stessi, mi sento, almeno per le situazioni vissute finora, di sfatare quello che ha tutto l’aspetto di un giudizio fuorviante, o piuttosto, di un vero e proprio pregiudizio.

Quanto meno, occorre domandarsi che cosa si intenda per “chiusura” verso gli estranei, verso chi viene da fuori….In un piccolo paese dove si conoscono tutti, mi sembra piuttosto normale che si possa riservare qualche diffidenza verso chi non si conosce.

Dettaglio di una finestra, palazzo storico di Carcoforo
Dettaglio di una finestra, retro di palazzo storico. Carcoforo.

Almeno da un secolo, gli abitanti del fondovalle, o delle grandi città trattano la montagna come un luogo da vivere solo in determinati periodi dell’anno, per praticare attività sportive, o per cercare sollievo alla calura estiva, sovente senza molto rispetto per persone e luoghi. 

Allo sfruttamento della montagna, o al contrario, alla sua idealizzazione come ambiente bucolico, esteticamente appagante senza capire i problemi e le difficoltà nella vita quotidiana derivati dall’ambiente in sé, si aggiunge la supponenza di chi abita in città/cittadine verso quanti abitano in “luoghi fuori dal mondo”.

Sovente chi viene dal fondovalle e dalle città ha comportamenti “predatori” nei confronti della dimensione montana. Basti pensare all’atteggiamento dei cercatori di funghi, in questi giorni. Razziano tutto quello che trovano nel sottobosco, lasciano sovente cartacce, bottiglie, sradicano i funghi ritenuti velenosi e li abbandonano in mezzo ai sentieri (azione peraltro vietata).

Le loro scorribande hanno perso i confini del tempo, avvengono di giorno e anche di notte, con avvistamenti da parte degli abitanti che segnalano presenze di lampade frontali lungo i sentieri e soprattutto al di fuori di essi – anche nelle ore in cui è vietato recarsi nei boschi a raccogliere funghi.

Non solo. I percorsi espositivi di “Nidi, nodi. Fluidi” hanno subito furti delle opere in mostra, messi a segno nel mese di agosto quando l’affluenza di turisti è massima. Con queste premesse, i residenti dei comuni alpini sono giustificati a nutrire una certa diffidenza verso chi sale dal fondovalle.

Villaggio Selvabruna a Carcoforo
Il villaggio Selva Bruna, Carcoforo, edificato negli anni Settanta del XX secolo.

Per quel che mi riguarda, nel corso della mia permanenza nei diversi Comuni, ho cercato e cerco di essere il più rispettosa possibile rispetto a spazi e situazioni.

Ho ascoltato e ho spiegato quel che mi interessava sapere da chi mi stava di fronte, ho atteso che le persone si prendessero il tempo necessario per riflettere, se accettare o meno di avviare un dialogo o meno.

Nella maggior parte dei casi si è creato un avvicinamento e una collaborazione. Queste condizioni di “scioglimento” hanno creato un forte impatto emotivo su di me, perché ho sentito che si era instaurato un rapporto diverso, di fiducia e di rispetto per il lavoro che avevamo o avremmo fatto insieme.

Ho provato e provo molta gratitudine nei confronti di tutte le persone che si sono avvicinate, con modi e tempi diversi, per coloro che hanno accettato di partecipare a un progetto “comune” nel quale il bello è proprio la partecipazione collettiva. E’ un regalo sorprendente.

Panorama montano nei dintorni di Carcoforo
Panorama montano nei dintorni di Carcoforo, sul sentiero verso il pizzo Tignaga, Parco Alta Val Sesia (VC).

 

 

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