Carcoforo – II

Questa è la seconda settimana di permanenza nel Comune di Carcoforo e si iniziano a delineare i tratti caratteristici del luogo, del vissuto quotidiano e del rapporto fra gli abitanti e il loro territorio.  Anche in questo caso, il paese ha proprie specificità che lo rendono diverso dai luoghi visitati nel periodo precedente.

Dal punto di vista geografico il territorio ha una conformazione che lo “facilita” nelle comunicazioni: sia con la Valle Anzasca, raggiungibile attraverso più percorsi, in circa cinque ore a piedi attraverso il Colle della Bottiggia, quello del Palone del Badile quello dell’Egua e quello del Laghetto a lato del Pizzo della Moriana; sia con la valle Mastallone (attraverso l’Egua), sia ovviamente con il fondovalle dal quale dista circa diciotto chilometri.

Carcoforo di sera, entrata della buon accoglienza.
Carcoforo. Entrata della “Buona accoglienza”.

La svariata possibilità di valico rende quindi il luogo un nodo centrale di passaggio per lunga tradizione. Le montagne che circondano il Comune sono costituite da un anfiteatro roccioso, solcato da numerosi torrenti e rii. Le pietraie che si incontrano in quota e le placconate rendono il paesaggio aspro e austero, controbilanciato dal verde dei pascoli sottostanti e dei boschi di larici e conifere.

L’allevamento ha una parte ancora importante nell’economia del luogo, sono presenti infatti oltre a bovini, anche caprini ed ovini per produzione casearia artigianale. Le bestie sono libere di pascolare in quota fino alla fine di settembre, per poi essere riportate in paese per l’inverno nelle rispettive stalle.

Per fortuna, non ci sono stalle “avveniristiche” meccanizzate e super automatizzate. La produzione artigianale ha un ruolo fondamentale. Il latte con cui vengono preparati i formaggi proviene davvero da questi alpeggi e i pezzi prodotti sono limitati, niente a che vedere con la produzione di massa industriale. I formaggi di capra sanno di capra e erbe.

A fronte della tutela delle tradizioni d’alpeggio, il paese mostra in realtà un aspetto vivo e “contemporaneo”, in modo molto più accentuato rispetto ad altre realtà circostanti. Negli anni i residenti hanno imparato a convivere con i villeggianti storici e meno storici. L’aspetto interessante è l’intreccio di forme architettoniche che mostrano la “stratificazione” di tale convivenza.

La presenza di quelli che alcuni residenti mi hanno indicato come “brutti edifici”, “ecomostri”, “scempi architettonici”, frutto di un preciso contesto culturale ed economico (gli anni del boom e quelli successivi) è in effetti indubbia, ma limitata.

A partire dalla fine degli anni Cinquanta, nel corso dei Sessanta e Settanta la richiesta si seconde case si è tradotta nella realizzazione di nuovi edifici che, sebbene in alcuni casi possano essere molto discutibili sul piano estetico-paesaggistico, hanno creato le basi per mantenere vivo l’abitato.

Fotografia di Sonia Arienta-Verso il colle della Bottigia
Sonia Arienta: verso il Colle della Bottiggia. Sul sentiero di collegamento Carcoforo-Macugnaga

Queste abitazioni non rimandano a un turismo mordi e fuggi, ma a persone che soggiornano regolarmente nel tempo, nei diversi periodi dell’anno, per week-end, ponti, vacanze natalizie, estive. Sono persone che amano comunque questi luoghi che hanno fatto quasi “propri”. In alcuni casi l’inizio del loro soggiorno risale a trenta o quaranta anni fa.

Un’altra caratteristica del luogo, inedita rispetto agli altri piccoli Comuni coinvolti e vissuti finora è la presenza di elementi che possono definirsi latamente di “turismo di massa”, o pop: Carcoforo è attrezzato per accogliere campeggiatori e roulottes (anche fino a un centinaio) in un ampio e piacevole prato al bordo del torrente Egua.

Anche in questo caso, la possibilità di libero accesso al paese ha creato le condizioni per renderlo comunque più vivo, con scambi dal fondovalle che nel tempo si possono anche trasformare in acquisti di case e residenze stabili, magari per pensionati, o persone che possono lavorare da remoto. Tutto questo nel complesso, a mio parere, crea le condizioni per rendere più dinamico il territorio, più aperto al dialogo e quindi più vivo.

Non a caso il Comune ha fra i suoi residenti un buon gruppetto di minorenni e giovani sotto i trentacinque anni, quasi un’eccezione da queste parti.

Oltre alle presenze turistiche abituali, si registrano frequentazioni più brevi dal fondovalle si concentrano nel mese di agosto e nei week-end fra giugno e settembre, con un impatto piuttosto controllato sul territorio. In questo caso si tratta soprattutto di escursionisti che rientrano in giornata, o permangono un paio di giorni, con un pernottamento in b&b e nei rifugi.

Al momento, inoltre, Carcoforo dispone di un servizio di autobus per tutto l’anno, situazione che facilita la permanenza in loco anche chi non ha la patente. Un elemento questo importantissimo che dovrebbe essere potenziato, offrendo facilitazioni agli abitanti, soprattutto nella fascia scolastica e in quella anziana.

Chiesa e casa con la torre, Carcoforo
Sonia Arienta: dettagli architettonici di Carcoforo. La chiesa e la “torre”.

Mi pare invece di capire che si rischiano aumenti sconsiderati nelle tariffe relative agli abbonamenti per i ragazzi, un allarme che spero rientri. Gli spostamenti verso il fondovalle sono un elemento indispensabile per mantenere vivo e abitato un comune di montagna.

Così come un altro elemento fondamentale è la presenza di un presidio medico (con possibilità di acquisto farmaci), al momento sospeso.  Anche in questo caso, eil locale adibito ad ambulatorio mi auguro venga presto riattivato, è impensabile che gli abitanti debbano effettuare un tragitto di trenta chilometri per farsi visitare da un medico. Soprattutto in un contesto dove può ancora nevicare molto, al di là del cambiamento climatico in atto.

Analogamente, anche la presenza di un bancomat, al momento presente, così come quella dell’ufficio postale garantiscono le condizioni minime ed essenziali per poter mantenere le persone in loco. Scendere a valle, trasferirsi è l’ultimo dei desideri degli abitanti.

Chi voleva e cercava altre dimensioni lo fa o l’ha già fatto nel tempo. Chi resta è perché ha gli anticorpi, la capacità di resistenza in un ambiente “difficile” ma molto bello e affettivamente caro. Questo appare evidente nel corso dei dialoghi che ho intrecciato con gli abitanti. Per questo è importante cercare di facilitare la loro permanenza.

Purtroppo le politiche nazionali, o regionali, a seconda dei casi tendono a non accorgersi dei problemi reali delle persone, o a fingere di non vederli. Oppure a generalizzare, pensando che tutti i paesi di montagna siano uguali. Niente di più falso. Le diversità emergono non appena si soggiorna in questi luoghi e li si osserva da vicino, confrontandosi quotidianamente con persone molto diverse fra loro, in dialoghi trasversali.

Abitazione rurale a Carcoforo
Sonia Arienta: Edificio rurale, Carcoforo.

Parlare con abitanti che esercitano lavori diversi, che appartengono a fasce sociali diverse, a età diverse mette di fronte a una complessità e a una stratificazione di dati che mostrano, nel loro complesso, quanto sia inutile e pericoloso generalizzare e credere che la montagna sia uguale ovunque.

Da questi dialoghi emerge come le caratteristiche morfologiche del luogo incidano profondamente sulle abitudini degli abitanti, li “obblighino” a comportarsi in un certo modo; a ciò si aggiunge anche la differente composizione, origine, provenienza dei singoli e, quindi, della loro cultura, della disponibilità ad aprirsi e a condividere.

Carcoforo si è mostrata molto ospitale nei miei confronti e la disponibilità degli abitanti a dialogare con me si sta sviluppando con il trascorrere dei giorni – questo d’altra parte si è verificato anche negli altri contesti – e questo crea un’occasione di grande arricchimento almeno per quanto mi riguarda.

Incontrare così tante persone offre la possibilità di riflettere su aspetti differenti e complessi della vita e dell’abitare, del rapportarsi con i luoghi, un’occasione davvero importante e unica di confronto che rende questa esperienza straordinaria sotto tutti i punti di vista.

D’altra parte, la molteplicità dei punti di vista è anche un altro nodo fondamentale di questo lavoro. Il fatto di andare a visitare i luoghi preferiti degli abitanti che non hanno tempo di fare loro stessi le fotografie, mi mette nella condizione privilegiata di osservare il “meglio” del territorio, di effettuare esperienze estetiche notevoli e, al contempo, di vivere il luogo proprio dall’interno, perché lo osservo con gli occhi di chi lo abita. Un altro regalo fantastico di cui sono molto grata a tutti coloro che mi indicano i “loro” angoli!

Carcoforo, verso il Colmetto
Sonia Arienta: Carcoforo visto dall’alto, sul sentiero che conduce al Colmetto.

 

 

 

 

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