Rassa. La seconda tappa di “Nidi, nodi. Fluidi” in Alta Valsesia.

Dopo aver inaugurato sabato primo luglio il percorso espositivo creato grazie al contributo determinante degli abitanti del Comune di Alto Sermenza, è iniziata la seconda tappa del viaggio di “Nidi, nodi. Fluidi” ora collocata a Rassa.

Abbiamo così valicato la direttrice principale (la cosiddetta Val Grande) e ci siamo trasferiti alla destra orografica del Sesia, nel piccolo paese le cui sommità (la Parete Calva in particolare) hanno visto e ospitato Fra Dolcino e i suoi seguaci.

Il paesaggio è molto diverso da quello che abbiamo appena lasciato ad Alto Sermenza, il paese si trova nel punto di confluenza fra la val Sorba, attraversata dall’omonimo torrente e la val Gronda (solcata anche in questo caso dal corso d’acqua che le dà il nome), è molto più stretta e tortuosa, con contrafforti rocciosi.

In ogni caso, anche questa volta, i primi giorni della residenza artistica oltre a essere dedicati a stabilire i primi contatti con la popolazione sono utilizzati per compiere le esplorazioni del territorio che, anche in questo caso, riguardano cime e valichi montani: in particolare verso il biellese, la Valdaosta e la Val Vogna attraverso la quale si accede sia a Gressoney, sia a Riva Valdobbia (fusa ormai con Alagna).

Unitamente a queste attività si iniziano anche a preparare i materiali da utilizzare per alcune installazioni. Uno degli elementi che balzano agli occhi come caratterizzanti sono i boschi di faggi, betulle e abeti, unitamente a una fragorosa presenza di acqua, sottoforma di torrenti impetuosi che solcano l’abitato, o di cascate che si possono incontrare lungo il cammino.

In questa prima settimana sono stati previsti alcuni incontri preliminari grazie ai quali si può spiegare il progetto ai residenti, i principali attori, veri destinatari e al contempo co-autori del medesimo: un incontro pubblico sulle panche dotate di rispettivi tavoli, disposte lungo la via del paese e sulla piazza (una caratteristica di questo paese che lascia supporre un’attenzione per la convivialità e la socialità), una cena già organizzata dalla pro-loco sabato sera…

Un’altra importante e fondamentale attività è rappresentata dalla ricerca dei luoghi deputati a contenere, ospitare le installazioni che nasceranno grazie alle interviste, alle informazioni che ci daranno gli abitanti, i villeggianti delle seconde case.

A parte i luoghi più “ufficiali”, già consacrati da attività espositive, è particolarmente interessante cercare spazi che rappresentano o hanno rappresentato punti di incontro, o attività significative per la comunità, così come luoghi specificamente riconoscibili e identificabili con il paese, luoghi “irriproducibili” altrove.

Il lavoro di ricognizione e di raccolta dati attraverso le interviste, i dialoghi, gli incontri è facilitato dalla struttura stessa del paese più compatta di quella di un Comune diffuso, seppur comunque caratterizzato dalla presenza di numerose frazioni che si estendono verso la Val Gronda, oltre che lungo il torrente Sorba.

Gli abitanti percorrono le vie strette del paese, sostano al bar, chiacchierano seduti vicino alla fontana, o sulle panche, senza la necessità di ricorrere all’uso dell’auto, ci si muove a piedi in una porzione di spazio molto legato all’idea di prossimità.

D’altra parte senza veicoli privati è impossibile spostarsi su lunghe distanze, o anche su brevi se si hanno bagagli pesanti, oggetti da spostare, o limitazioni riguardanti la propria mobilità, per qualsivoglia ragione. I tre chilometri che separano Rassa dalla provinciale della Valsesia sono tagliati fuori dal servizio pubblico.

La situazione è indegna di uno Stato parte del G7 e non riguarda purtroppo solo la Valsesia, ma molte altre realtà italiane, dove lo spopolamento più che una causa è un effetto dell’assenza di mezzi di trasporto pubblico e di servizi adeguati (in particolare quelli sanitari, tenuto conto l’età elevata della popolazione).

La fortuna di Rassa, come quella degli altri Comuni scelti per questo progetto, è l’assenza di impianti di risalita, o è limitata a pohi residui in disuso riutilizzati e reinventati, così come di complessi residenziali pseudo-montani, i cosiddetti “chalet” finti per le vacanze in stile montano, visto dagli occhi di chi abita in città.

Nei prossimi giorni ci sarà un’intensa attività di apertura di contatti, di interviste, parallela alla raccolta della documentazione fotografica necessaria per sviluppare concettualmente e visivamente il lavoro, sul piano installativo.

“Nidi, nodi. Fluidi” è un progetto di drammaturgia montana partecipata ideato da Sonia Arienta e curato da Gabi Scardi, reso possibile grazie al patrocinio e al contributo di ben sei Comuni dell’alta Val Sesia (Alto Sermenza, Carcoforo, Civiasco, Rassa, Rimella, Rossa), al sostegno di Fondazione CRVC, al coordinamento di Unione Montana, al supporto tecnico di Fondazione Valsesia, ATL e dei partner Liceo Artistico Carlo D’Adda di Varallo, il Museo di Archeologia e Paleontologia Carlo Conti, il Centro Studi e Documentazione Giovanni Turcotti, l’Associazione Spazi Comuni, l’Ente Parco Alta Valsesia. Oltre che su questo blog anche su Instagram con i profili @drammaturgieurbane e lo specifico  @nidinodifluidi

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