Martedì 6 giugno è iniziato ufficialmente “Nidi, nodi. Fluidi”, con l’arrivo nel Comune di Alto Sermenza e il primo incontro con alcuni residenti (ai quali ho consegnato le prime schede). Nei giorni successivi il tempo sarà impiegato a contattare le persone interessate a partecipare ai dialoghi e alla realizzazione di un lavoro collettivo.
Il momento più delicato è quello dell’avvicinamento, dell’entrare in contatto con le persone senza invadere i loro spazi, senza “farli preoccupare” come se si trovassero di fronte un venditore porta a porta intenzionato a indurli ad acquistare cinquanta volumi di un’enciclopedia, o un nuovo piano tariffario di qualche compagnia telefonica, o produttore energetico.
Non è facile. Per questo è fondamentale la presenza di “mediatori” che già conoscono il progetto, o che l’hanno appena scoperto ma si interessano alla sua costruzione in diretta, giorno per giorno. I momenti e i luoghi di incontro da questo punto di vista sono fondamentali: locali pubblici, feste, o ricorrenze.
In piccoli paesi di montagna, le persone del luogo sono impegnati in lavori a fondovalle, o in imprese individuali locali, è difficile quindi incontrare qualcuno che cammini per le strade come invece accade in una grande città, dove i flussi sono continui, formati da residenti, lavoratori esterni, turisti e visitatori occasionali.
In questi giorni è importante trascorrere il tempo negli orari più adatti agli incontri, cioè verso sera, dopo le cinque in luoghi pubblici, punti di riferimento e ritrovo per chi esce dal lavoro. Il tardo pomeriggio è un tempo dedicato al relax e allo scambio di opinioni fra gli abitanti che si ritrovano in un punto di aggregazione a loro congeniale: il bar ristorante Nonaj, condotto dall’indaffaratissima e molto simpatica Stefania.
Ho eletto il suo locale come una delle principali sedi di lavoro posto che qui posso incontrare molte persone del luogo e instaurare con loro un dialogo, un rapporto di fiducia che spero di costruire nel tempo. Sono in attesa che apra anche l’altro bar della zona che in questo momento è disponibile soprattutto durante il fine settimana.
Domenica ci sarà un’altra occasione interessante per incontrare persone, poiché ci sarà la tradizionale fiera del bestiame, un’iniziativa che richiama molti allevatori della zona, oltre ad altri del territorio circostante.
Oltre a questi appuntamenti a orari fissi, nei quali giorno dopo giorno, si possono creare contatti e scambi con i residenti – i principali protagonisti del progetto – una parte importante del soggiorno è dedicato a visitare i luoghi indicati come “preferiti” e fotografarli, nei casi nei quali – per svariate ragioni – i residenti che me li hanno proposti non possano raggiungerli.
Sono salita per esempio al Colle Moud, punto di passaggio verso Alagna, per fotografare il paesaggio, su suggerimento di uno dei primi abitanti che ho incontrato e con cui ho parlato qualche pomeriggio fa. Giunta alla bocchetta il tempo si è volto al peggio e quindi le foto che ho scattato sono molto simili a un reportage scozzese…
In questi primi giorni, inoltre, trascorro il tempo a capire il paesaggio, ad ascoltare i luoghi e osservare le persone, nel loro rapporto con lo spazio circostante, i luoghi che abitano. Per esempio, un dettaglio che emerge in modo evidente è la cura con cui tengono le case, edifici tradizionali in legno, nella stragrande maggioranza nella tipica forma walser.
Un altro elemento caratterizzante questo ambiente è la presenza di corsi d’acqua, sotto forma di torrenti “ufficiali” il Nonaj e il Sermenza, di ruscelli e piccoli torrenti, nonché di due imponenti cascate, con un notevole percorso a strapiombo. Il paesaggio sonoro di Rima grazie alla loro presenza è, infatti, contraddistinto dal suono dell’acqua che cade da notevoli altezze.
Aggiungo poi il colore verde brillante dell’erba e degli alberi, segno della presenza di piogge lievi e discrete, in arrivo soprattutto verso sera. Una vaporizzazione che permette di mantenere un aspetto primaverile costante.
Le rocce sono il fondale con cui si chiude la valle e la strada, ma da questo punto di vista mi sembra importante fare alcune considerazioni. Non è esatto dire che a Rima finisce la strada. O quantomeno, occorre specificare che si interrompe soltanto la strada asfaltata. In realtà da qui iniziano molte strade- intese come sentieri di grande importanza da un punto di vista storico e concettuale.
Dal colle di Moud, posto a Ovest si scende ad Alagna, dal Piccolo Altare e dall’alpe Vallé si transita verso Macugnaga, infine a Est, attraverso il Colle del Termo si raggiunge Carcoforo.
L’utilizzo delle automobili ha indotto la maggior parte delle persone a “dimenticare” l’uso di canali di comunicazione, di reti viarie per secoli strategici per gli abitanti.
Grazie a queste vie le relazioni erano mantenute attive in modo trasversale lungo gli anfratti naturali delle Alpi, questa trasversalità, opposta al concetto di “direttrice principale”, segnata da una linea retta, non si limitava soltanto gli assi viari, era un modo costitutivo del pensiero.
Le mete si raggiungevano dopo percorsi anche tortuosi e difficili, con fatica e in tempi lunghi, quindi la mente e il corpo si allenavano in qualche modo a resistere agli ostacoli lungo sentieri fisici e metaforici.
L’idea di scegliere sei Comuni posti “alla fine della strada” o in posti di “valico” è connessa strettamente a queste considerazioni e alla rievocazione di antichi percorsi necessari a mantenere aperte le relazioni fra comunità confinanti, in apparenza separate da montagne.