Drammaturgia degli spazi e Siccità

La maledizione del cielo azzurro

La drammaturgia degli spazi può includere anche lavori attorno al cambiamento climatico? Decisamente sì. Si tratta di una situazione tragica che riguarda in modo profondo proprio gli spazi e i nostri rapporti con essi, sebbene la maggior parte delle persone non riesca ad ammetterla, o non si renda nemmeno conto di quanto sia ormai grave.

La situazione nell’Italia Occidentale mi sembra così compromessa sul piano climatico, la siccità è così forte ormai da mesi, o piuttosto dall’anno scorso, da sentire la necessità di dedicare qualche riflessione in attesa di creare un nuovo lavoro al più presto.

Apro la finestra e spero di vedere comparire nuvole cariche di pioggia, quando il sole non si palesa al di là delle persiane. Invece, le nuvole sfiorano la città e se ne vanno. I giorni di sole si succedono uno dopo l’altro, sempre più monotoni. Inizio a chimarla “la maledizione del sole splendente” o “la maledizione del cielo azzurro”.

Magari le persone sono contente di non dover prendere impermeabile e ombrello, forse molte di loro, da queste parti a Nord-Ovest, non si domandano da quanti giorni non piova e che cosa succederà nei prossimi mesi.

Entrano ed escono dai negozi come se niente fosse, usano l’automobile, come se niente fosse, prendono aerei, comprano merce che proviene dall’altra parte del globo, come se niente fosse.

Il problema è che sta succedendo qualche cosa di terribile qui ai piedi delle Alpi e delle zone di pianura.  Basta guardare le previsioni del tempo e le segnalazioni meteorologiche dei principali siti europei per rendersi conto del disastro estivo verso il quale corriamo come se niente fosse.

Semplicemente la maggior parte delle persone lo rimuove, o lo nega: perché troppo spaventata all’idea, o perché troppo complice, collusa, coinvolta con le cause del disastro stesso.

Fin dagli anni Cinquanta gli scienziati avevano avvertito dei pericoli legati al surriscaldamento atmosferico provocato dalle attività umane (in particolare dalla combustione degli idrocarburi), ma i portatori di grandi interessi legati al petrolio hanno nascosto dati e fatto finta di niente.

(Per approfondire vi invito a leggere questa breve storia del cambiamento climatico, segnalatomi – come la maggior parte del materiale usato per scrivere questo articolo – dal Prof. Emerito José Gonella, di Oceanografia fisica, Museo Nazionale di Storia Naturale di Parigi).

Sulla Harvard Gazette viene riportato che l’Università omonima “ha scoperto che i ricercatori di Exxon in  studi compiuti fra il 1986 e il 1992, hanno creato una serie di modelli e di analisi che prevedevano il riscaldamento climatico, causato dalle emissioni di Co2 nel corso dei successivi decenni:

“L’équipe de l’université Harvard qui a conduit l’étude a découvert que les chercheurs d’Exxon avaient créé une série remarquable de modèles et d’analyses prévoyant le réchauffement climatique dû aux émissions de dioxyde de carbone au cours des prochaines décennies”,

In particolare queste previsioni si sono mostrate molto più precise di quelle degli organismi intergovernativi, hanno valutato un aumento di temperatura di 0,2 gradi ogni decennio (www.courrierinternational).

Con queste premesse, in questo periodo non appena alla mattina  vedo ancora una volta il cielo azzurro mi sento sempre più a disagio e preoccupata.

Il disagio aumenta non appena mi collego al sito di previsioni meteo di media durata gestita da scienziati internazionali europei: ovvero l’European Center for Medium-Range Weather Forecast.

Questa piattaforma dalla quale presumo attingano anche i meteorologi italiani è diventata la mia forma di dipendenza quotidiana. In particolare riguardo alla consultazione dei grafici che indicano le probabilità di pioggia.

Appena vi collegate alla piattaforma e digitate prima su “forecast” e quindi su “charts” si apre un mondo. In senso letterale. Si apre il sipario sullo stato della Terra in tempo reale. Ciò che appare al momento è pessimo.

Potete osservare che cosa succede al pianeta sul piano climatico, sotto diversi profili, umidità, temperatura del suolo, dell’aria, degli oceani.

Al di là dell’enorme fascino in sé di queste misurazioni, assisto da giorni al naufragio di illusioni relative alla pioggia. Ho visto sfumare giorno dopo giorno, una dopo l’altra le possibilità di vedere una goccia d’acqua sulle regioni dell’Italia Nord-Occidentale.

Sto osservando da un mese il grafico dedicato alle piogge e alle temperature del mare, il modello mostra grandi masse di aria umida, cariche di pioggia che attraversano l’Oceano Atlantico, approdano in Europa, salgono verso Inghilterra e Scandinavia, a volte in alcune zone della Francia e del Sud Italia.

Ma non appena i sistemi nuvolosi raggiungono le Alpi come per un incantesimo maligno svaporano e nemmeno una micronuvola di Fantozzi riesce a scaricare qualche goccia su Piemonte o Lombardia.

Quel che è peggio, almeno finora, tutte le volte che i modelli prevedono l’arrivo della sospiratissima pioggia, dopo poco tempo, un paio di giorni al massimo i medesimi mostrano la fuga dei sistemi nuvolosi “seri” da tutta la zona del Nord Ovest italiano.

I giorni passano e il copione si ripete. Si ripete. Si ripete. Si ripete. Ancora. L’illusione di una bella giornata di pioggia sfuma sempre.

Questa situazione mi ricorda la maledizione di Macbeth e la sua condanna a restare senza sonno dopo aver ucciso il proprio sovrano, Duncan.

Non ci si può più addormentare lasciandosi cullare dallo scrosciare della pioggia benefica, il grafico qui sotto favorisce ancora meno la tranquillità e il riposo. Possiamo scegliere se morire di sete  annegati.

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