Nel corso della residenza presso Archivio-Viafarini, come artista ospite, ho deciso – in accordo con Giulio Verago, curatore delle residenze – di occuparmi di un progetto piuttosto diverso dai miei precedenti di drammaturgia urbana.
Al contempo rappresenta anche uno sviluppo nella pratica artistica di uno degli elementi più importanti della mia ricerca accademica, negli ultimi quindici anni, riguardanti gli Studi sul Discorso, le modalità di persuasione, le forme di manipolazione.
Questo lavoro è una risposta al modo di utilizzare i media negli anni della pandemia e, più in generale, sul modo fortemente inquinato da interessi economici nel gestire le notizie, contrabbandate per “certificate” e autorevoli. In realtà dietro a chi gestisce la comunicazione di massa ci sono gruppi di potere che badano ad arricchirsi a scapito delle masse stesse.
La comunicazione “neutra”, asettica, apolitica è del tutto inesistente. Ogni persona quando invia un messaggio lo compone sempre attraverso una selezione che proviene dal proprio punto di vista, o da quello dei suoi datori di lavoro. Anche se si è fatto molto per svilire i principi della retorica, non si possono cancellarne le regole, i principi primi, perché sono alla base della comunicazione stessa e del linguaggio.
L’associazione fra propaganda e cibo quotidiano è uno degli aspetti del progetto a cui sto lavorando, “Atti di fede, ovvero Gli esercizi di Ignazio”. Ignazio naturalmente è Ignazio di Loyola, autore degli Esercizi spirituali (1548), fonte di ispirazione di uno dei principali metodi per attori, quello di Stanivlaski, in virtù della capacità di ricreare attraverso forme di meditazione e concentrazione una realtà parallela in cui calarsi per vivere un preciso stato d’animo.
Potrebbero essere definiti esercizi di autosuggestione. Una serie di pratiche ben note ai santi cinque e seicenteschi, basti pensare all’Estasi di Santa Teresa del Bernini. L’autosuggestione è una parente stretta dei processi persuasivi, anche se in questo caso non si ascoltano discorsi altrui, ma i propri. Su sollecitazione però di un ambiente esterno di un certo tipo, per esempio, nel caso di Loyola il mondo e l’immaginario cattolico.
Si diventa persuasori di se stessi per rispondere a una sollecitazione proveniente dall’esterno, dal contesto di appartenenza. Il modo di autoipnotizzarsi con la creazione mentale di realtà parallele, autocostruite a misura di quelle che si pensano credenze proprie, ma che derivano, piuttosto, da sollecitazioni esterne, è riscontrabile in molte persone esposte all’influenza dei media, dei social in particolare. E’ un fenomeno ormai più che noto.
In questi casi non si tratta più di discorsi religiosi, ma di sfere molto profane, economicamente orientate. In questo contesto sento la necessità di dedicare a questa problematica un lavoro diverso dai miei abituali, costruiti in dialogo con i cittadini e strettamente legati ai luoghi, agli spazi intesi come campi di relazioni.
In questo lavoro, al momento traduco in immagini quello che percepisco essere la forma della persuasione, nella sua essenza: cibo adulterato, velenoso, nella maggior parte dei casi. Un cibo chimico, non tanto perché possa essere pieno di conservanti, ma perché è composto dei materiali di scarto della società dei consumi, di impronta capitalista, per nulla attenta all’impatto sugli ecosistemi, al di là di tutte le dichiarazioni formali e ai patti internazionali.
La propaganda è un cibo di un colore indefinibile, vira sul nero, sull’ottanio, sul piombo, il violastro. E’ composta di fanghi industriali tossici, petrolio, catrame, oli esausti, scorie radioattive. Magicamente, tuttavia, questi componenti sono miscelati con sapienza e sottoposti a un processo di manipolazione che trasforma il materiale di partenza in prodotti alimentari multiformi, capaci di rispondere a tutte le esigenze e richieste alimentari: dai biscotti alle tagliatelle, dal latte, ai grissini, ai pop-corn.
La propaganda è un cibo industriale che gli utenti non percepiscono nel suo vero colore, ma a seconda della loro fede. Non a caso chiamo questo nuovo ramo di ricerca visiva “Atti di fede”. Soltanto attraverso una vera azione di fede da parte del pubblico si può trascendere la realtà per entrare in un mondo parallelo. Si può accettare di nutrirsi dei cibi alterati che contraddistinguono l’essenza della propaganda.
“Il vero colore” appare soltanto a chi riesce ad andare oltre le apparenze di notizie fasulle, di titoli gridati, dove non c’è più distinzione fra campagna pubblicitaria e informazione autorevole. Gli interessi economici delle multinazionali sovrastano gli Stati, ne controllano le politiche e le scelte.Non ci si può stupire, se in queste condizioni, la maggior parte delle persone sgranocchia biscotti di catrame, illusa di concedersi il lusso di un cibo pregiato e goloso.