Balconi e drammaturgie urbane.

Nelle drammaturgie urbane ci sono luoghi-simbolo sui quali la nostra attenzione si ferma in particolare, veri e propri protagonisti della scena cittadina, elementi architettonici, o punti nodali che possiamo trovare nella maggior parte degli spazi abitati. Anzichè essere considerati “sfondi”, o contenitori di azioni possono essere intesi come veri e propri fulcri, snodi di contraddizioni, relazioni, problematiche.

Sonia Arienta Quarantena di Natale, installazione video e fotografie
Sonia Arienta: “Quarantena di Natale”. Serie di fotografie digitali a bassa risoluzione. Dicembre 2020

Penso di dedicare a tali luoghi/elementi alcune riflessioni in questo e altri articoli che verranno. Incomincio da uno dei più “banali” e significativi: il balcone.

Nell’osservare un teatro all’italiana, con gli ordini di palchi disposti a campana o a ferro di cavallo emerge in tutta evidenza sul piano visivo e formale la loro fonte di ispirazione principale, ovvero i balconi affacciati sulla piazza-mondo. Gli architetti italiani seicenteschi nel progettare i teatri a palchetti replicano la situazione di affaccio sul mondo, sulla città, sull’esterno a partire dalla dimensione domestica di confine dell’abitazione, cioè il balcone stesso, in quanto elemento sospeso fra il dentro-privato e il fuori-pubblico.

Il balcone è sicuramente l’elemento più facilmente individuabile, più scontato nella costruzione, nella realizzazione di una drammaturgia urbana proprio grazie alla sua “teatralità” innata.  Sono molti i progetti che nel corso degli anni hanno coinvolto queste appendici domestiche.

Per quanto riguarda la mia produzione ho realizzato il progetto “Codex” finanziato dall’Ass.to alla Cultura della Provincia di Milano nel 2009, con l’Associazione Due Punti Aperte Virgolette.

Era incentrato sulla comunicazione fra vicini di casa attraverso un sistema di segni (colori e segni di interpunzione) che ciascun abitante che aveva aderito all’iniziativa poteva cambiare ogni giorno, così da raccogliere un discorso astratto intrecciato fra le diverse vie dei quartieri compresi fra Porta Genova e C.so di Porta Ticinese.

Pensavo che non mi sarei più occupata di questa parte della casa e al contempo dello spazio pubblico, ma la pandemia mi ha spinto ad utilizzarla in un lavoro condotto in silenzio e pressoché in segreto, o in modo quasi clandestino, durante il periodo natalizio dei lockdown che hanno sospeso la vita di tutti nel 2020 e nel 2021.

Sono partita dal balcone perché ha rappresentato uno degli spazi cardinali nei mesi del confinamento imposto dalle autorità, come “sfogo” e ponte verso un esterno vietato a tutti coloro che erano sprovvisti di permessi e deroghe (di lavoro, sanitari, di gestione canina).

Nei mesi primaverili e autunnali era un surrogato dello spazio pubblico. Un miraggio che ricordava lo scorrere delle stagioni. Era la misura dei limiti massimi entro i quali si sono trovati rinchiusi tutti coloro che erano sprovvisti di motivi abbastanza “buoni”, o coraggio di “contravvenire agli ordini” per garantire al proprio corpo il moto necessario a prevenire problemi cardiocircolatori, psicologici, gastrici, o carenze vitaminiche.

Sonia Arienta Quarantena di Natale, installazione video e fotografie
Sonia Arienta: “Quarantena di Natale”. Serie di fotografie digitali a bassa risoluzione. Dicembre 2020

Il balcone è diventato un recinto per umani in gabbia. Questo è diventato più evidente durante il lockdown durissimo imposto durante le festività natalizie, dove è stata violata la gestione dell’intimità domestica, attraverso una radicale selezione di chi poteva entrare e uscire da ciascuna casa.

La sospensione delle visite ai parenti, anche a quelli più stretti ha accentuato così senso di solitudine, malinconia, perdita di affettività, senso di mancanza, spaesamento/disorientamento. In questa situazione, le temperature invernali non permettevano più la possibilità di rimanere all’esterno, sfruttare l’appendice della casa.

I balconi tuttavia, sono diventati in questo momento i veri protagonisti del senso di solitudine e desolazione. Infatti, le persone recluse nelle proprie case, condannate ad arresti domiciliari senza aver commesso alcun reato,  hanno trasformato questi luoghi domestici e, al contempo pubblici, in teatrini pensili attraverso i quali esprimere il proprio desiderio di “luce”.

Come tutti gli anni, molti abitanti si sono trasformati in light designer, hanno dato il meglio delle loro capacità illuminotecniche per illuminare i loro balconi o le loro finestre nelle notti di dicembre. Questo gesto, tuttavia, nel contesto della pandemia ha acquistato secondo me un valore molto diverso dal solito.

Sul piano concettuale il  furore consumistico che contraddistingue d’abitudine le settimane precedenti il Natale e che si esprime anche attraverso il trionfo di illuminazioni, molto facilmente kitsch, trash e pacchiane, in quel caso ha accentuato in modo straziante la condizione di solitudine e impotenza dei singoli individui, confinati nelle proprie abitazioni.

Sonia Arienta Quarantena di Natale, installazione video e fotografie
Sonia Arienta: “Quarantena di Natale 20-21”. Videoinstallazione.

Una sensazione ulteriormente amplificata se si considerano i contesti abitativi periferici, isolati, di piccole realtà di provincia. Ho pensato quindi di documentare attraverso riprese video e fotografiche gli allestimenti luminosi realizzati sui balconi dai singoli abitanti di una cittadina già di per sé malinconica, sulla sponda piemontese del lago Maggiore, sia nei suoi quartieri centrali, sia in quelli periferici.

Ogni giorno, dall’antivigilia di Natale fino all’Epifania, all’imbrunire uscivo a cercare nuovi ambienti, perlustrando una zona dopo l’altra, entro i limiti del “coprifuoco”, o poco oltre, in quanto costituiva l’orario che nella normalità contrassegna il momento di maggior scambio, connessione, interazione sociale.

In quei giorni invece, le luci accese verso l’esterno brillavano a vuoto, nell’assenza quasi totale di passanti; in altri casi alberi di Natale lampeggiavano in interni semideserti. Questo senso di solitudine si sommava alla mia che mi trovavo in strada, anziché al caldo, ma che da un certo punto di vista, potevo almeno

Sonia Arienta Quarantena di Natale, installazione video e fotografie
Sonia Arienta: “Quarantena di Natale”. Serie di fotografie digitali a bassa risoluzione. Dicembre 2020

godere delle luci intermittenti multicolor.

Ho intitolato questo lavoro “Quarantena di Natale” . Le fotografie sono state volutamente fatte a bassa risoluzione, per accentuare il senso di tristezza e fragilità della situazione e delle immagini. Le strade erano deserte mentre camminavo e fotografavo, in alcuni casi pioveva o nevischiava, in altri era appena nevicato. Il sottofondo sonoro, o musicale, comprende latrati di cani infreddoliti, alloggiati in cucce esterne, il  suono dei torrenti che attraversano l’abitato, il rumore delle auto,  quello spettrale di una cornamusa molto probabilmente elettronica, abbinata a una proiezione luminosa. Gli effetti decorativi erano particolarmente “ricchi” e numerosi, ma la loro essenza kitsch in questo caso diventava un valore aggiunto.

Nessuno mi ha mai fermata, non sono incorsa in posti di blocco, niente richieste di documenti, niente multe. Ero sola a documentare la reclusione e le tracce di luce rimaste appese ai balconi. Le luci simbolo dello spreco sono diventate segnali luminosi di malinconia, tristezza, solitudine, ed energia vitale. Speranze intermittenti che si esibivano in lamenti a led multicolor per la gioia dei vicini di casa e dei rarissimi passanti.

Sonia Arienta Quarantena di Natale, installazione video e fotografie
Sonia Arienta: “Quarantena di Natale”. Serie di fotografie digitali a bassa risoluzione. Dicembre 2020

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