Rapporti di potere e drammaturgie urbane

I rapporti di potere, la ricerca di censure latenti, le contraddizioni, i conflitti nascosti prima ancora di quelli manifesti costituiscono una parte fondamentale nel mio lavoro di ricerca, sia drammaturgico-visivo, sia saggistico.

Questo insieme di criticità, di situazioni complesse, implicitamente, o più sovente esplicitamente, già di per sé forniscono il materiale da utilizzare per creare nuovi progetti, pensati in modo che i contrasti, i chiaroscuri, i veri e propri drammi possano emergere e provocare una presa di coscienza in chi li osserva.

I rapporti di potere sono molti di più di quelli che immaginiamo, sono molto sottili, diffusi, penetranti, subdoli e si manifestano anche nella gestione dello spazio, nel suo utilizzo, nella sua ripartizione. L’organizzazione della vita pubblica e di quella privata sono costellate di situazioni nelle quali soprusi più o meno grandi sono compiuti senza che le persone ci facciano troppo caso, o le considerino abituali, una normale condizione del vivere nella società contemporanea.

In questo momento, tralascio le manifestazioni più evidenti, i contrasti fra povertà e ricchezza, visibili attraverso la ripartizione dei quartieri, o di isolati, o di singole vie; i comportamenti per strada, la scelta delle auto, la possibilità di abitare in una certa zona. Preferisco invece concentrare l’attenzione su aspetti apparentemente più nascosti della vita pubblica, espressi proprio attraverso l’uso dello spazio, degli spazi.

Sospendo anche il problema, davvero troppo grande per affrontarlo in questo momento, del rispetto dello spazio pubblico per eccellenza in sé, ovvero della violenza verso l’ambiente, urbano o montano che sia. Lo spazio del pianeta è lo spazio rispetto al quale dovremmo preoccuparci tutti come prima scelta, è fatto di singoli luoghi, città comprese.

Uno dei casi esemplari è rappresentato dagli attraversamenti regolati dai semafori, come ho potuto mostrare durante il progetto “Attraversamenti a tempo determinato (ma ignoto ai più)”, presentato durante la mia residenza artistica presso Viafarini.

Sonia Arienta: installazione "A passo di cane", nell'ambito del progetto "Attraversamenti a tempo determinato (ma ignoto ai più)
Sonia Arienta: “A passo di cane”, installazione, parte del progetto “Attraversamenti a tempo determinato (ma ignoto ai più). Realizzato durante la residenza artistica presso Archivio Viafarini

L’elenco dei binomi contrapposti comprende non soltanto, ovviamente, i personaggi direttamente coinvolti sulla “scena”, ovvero automobilisti e pedoni, ciclisti e pedoni, automobilisti e ciclisti, dove ciascuna diade esercita il proprio potere, o subisce quello del più “forte”.

Occorre anche tenere in conto dei personaggi, o delle entità coinvolte nella gestione del traffico cittadino, i principali regolatori della circolazione stradale. Si tratta del rapporto di autorità primaria, fra l’istituzione pubblica e il cittadino, dove la prima ha il compito di esercitare una funzione di controllo affinché si evitino incidenti, danni a persone e cose e un flusso razionale delle presenze.

Tuttavia, è basata anche su una certa standardizzazione e una dose di aspettativa di prassi nel comportamento di chi utilizza il semaforo stesso, regolato con determinati tempi di attesa che, in realtà, possono rivelarsi troppo stretti o troppo lunghi, incitando in modo indiretto comportamenti imprudenti negli utenti.

Oppure sono regolati tenendo conto delle esigenze del “più forte”, cioè dell’automobilista, o di situazioni pubbliche da salvaguardare (snellire il traffico, specie nelle ore di punta). Il problema è che in questo modo le parti più deboli, cioè i pedoni, possono essere “costretti” a correre per restare nei tempi previsti dell’attraversamento.

Sonia Arienta: installazione "A passo di cane", nell'ambito del progetto "Attraversamenti a tempo determinato (ma ignoto ai più)
Sonia Arienta: “A passo di cane”, installazione interattiva, parte del progetto “Attraversamenti a tempo determinato (ma ignoto ai più). Realizzato durante la residenza artistica presso Archivio Viafarini

Chi non si conforma per qualunque motivo alla standardizzazione corre rischi personali: che cosa succede infatti se a metà semaforo una persona anziana, o una infortunata non ha finito l’attraversamento?

Un altro luogo -insospettabile- dove emergono sovente rapporti di potere, soprusi, piccole o grandi violenze psicologiche (senza naturalmente dimenticare le vere e proprie aggressioni fisiche, ma in questo momento mi riferisco soltanto a quella che in apparenza è la normalità quotidiana) è identificabile con i parchi urbani.

In questo genere di dimensione si possono osservare moltissimi indizi di deficienze educative che favoriscono il perdurare di pregiudizi e relazioni malate: fra bambini e bambine, fra donne e uomini, fra umani e cani.

Macrocategorie diverse di individui che in un luogo di relax conducono con sé le problematiche della vita domestica e le dispiegano in pubblico, le rendono visibili a chi sa coglierle.

Di solito chi subisce questo genere di violenze difficilmente può rendersi conto di essere sottoposto a comportamenti in qualche misura violenti, perché è un minore, o un animale; oppure, se adulto, vive in una condizione di ricatto, di soggezione psichica, meccanismi difficili da rompere, se non si riesce ad acquisire sufficiente consapevolezza.

Calci-o...giochi di potere al parco, un progetto di drammaturgia urbana di Sonia Arienta
Sonia Arienta – “Calci-o”. Bambini che giocano in un parco, Milano.

In particolare, penso ad alcune situazioni che mostrano rapporti asimmetrici: la gestione dei giochi fra i bambini di sesso diverso; il rapporto fra cani e loro proprietari, fra cani e cani, fra terzi e cani. Sovente, in diversi parchi del centro, mi è capitato di osservare bambine che si annoiano perché i loro amichetti non le lasciano giocare a calcio con loro, o le trattano con sufficienza, non lasciandole mai davvero condividere un ruolo attivo.

Di fronte a questi comportamenti, i genitori sono i primi a non accorgersi, o persino a fomentare diversi tipi di discriminazione. Per quanto riguarda i rapporti fra cani e proprietari, i parchi possono mostrare come gli umani dispieghino il loro potere personale anche attraverso la gestione del cane-appendice.

CIò avviene sia attraverso la distratta, incosciente introduzione-imposizione di esemplari di razze pericolose, o soggetti aggressivi in aree cani affollate; sia attraverso una gestione approssimativa, superficiale, sbadata del proprio animale, attraverso negazioni di bisogni fondamentali, o di rispetto delle distanze con altri cani (provocando reazioni più o meno evidenti).

Le strade e i parcheggi costituiscono un’altra situazione di forte conflitto nella gestione dello spazio. Non solo per la prevaricazione attuate dai più forti verso i più deboli (auto versus pedoni, ciclisti; ciclisti verso pedoni, o fra gli stessi automobilisti), ma per essere il terreno dove avvengono le imposizioni più sgradevoli da tollerare derivate dalla presenza invasiva e sempre meno giustificabile di uno numero di automobili fuori controllo.

Un set dove si dispiegano rapporti di potere sotto gli occhi di tutti, senza che nessuno si indigni – eccetto chi è direttamente coinvolto in quanto subisce soprusi – è quello formato dalle vie, dai palazzi, dai condomini. I personaggi principali sono i relativi abitanti ai quali è impedito il sonno a causa di schiamazzi, urli, odori molesti provenienti dai locali pubblici, sempre più invadenti, invasivi, nati in anche in modo del tutto abusivo e tollerati, previo condono.

In questi “teatrini” notturni (e diurni) collocati nelle principali aree dedicate alla cosiddetta “movida”, attività di riciclaggio alla luce del sole si alternano ad esercizi condotti da proprietari onesti, ma sovente dimentichi delle elementari regole di civile convivenza.

Sovente le amministrazioni comunali si giustificano con la scusa di tutelare la libertà di impresa e la creazione dei posti di lavoro….giustificazioni assai simili a quelle accampate da sindaci e altre autorità che hanno lasciato devastare il patrimonio paesaggistico italiano sulle coste, in alcune zone di montagna e di pianura.

Drammaturgie Urbane, Sonia Arienta, Milano
Sonia Arienta: “La città che cresce. Troppo.”

Insomma, la gestione buona o cattiva dello spazio pubblico da parte di chi lo vive, da parte di chi lo amministra è un repertorio pressoché infinito di spunti per costruire progetti di drammaturgia degli spazi, non solo di drammaturgia urbana, volti a maturare una visione critica della realtà e del mondo, affinché ciascuno trasformi il proprio sguardo e lo renda più consapevole.

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