Camminare, attraversare, esplorare lo spazio – II

I modi di intendere l’attraversamento dello spazio effettuato con il cammino, implicano scelte e il desiderio di richiamare l’attenzione su uno specifico elemento ad esso legato, per esempio: misurazione, raggiungimento/avvicinamento di persone o obiettivi, dialettica con l’ambiente circostante, sollecitazione del pubblico a raffinare le proprie capacità percettive rispetto alle abitudini e routine.

Un modo di esplorare il mondo, la zona in cui si vive, il proprio mondo. Il visitatore si trasforma in “camminatore”, o piuttosto “si mette in cammino”, letteralmente e metaforicamente, mentre fruisce il lavoro e probabilmente, anche dopo. Nel senso che è sollecitato a guardarsi attorno con occhi completamente differenti, può intuire le innumerevoli possibilità con cui si può interpretare la realtà e leggerla, sul piano visivo, acustico e narrativo.

Hamish Fulton-Carrara-2007-walktext-foto-irene-famizza
Hamish Fulton: Carrara. Walk Text, 2007. Fotografia di Irene Famizza.

Nel riflettere attorno alle differenti possibilità di occuparsi di drammaturgia degli spazi e delle sue svariate variabili, è fondamentale domandarsi che funzione abbia il cammino, l’attraversamento dello spazio nei lavori degli artisti contemporanei. Posto che le funzioni assegnate al cammino in un progetto possono essere molto diverse, a seconda delle scelte del suo autore.

Si può utilizzare come mezzo per accedere ad altre informazioni da elaborare in seguito (come traccia documentaria, come raccolta di dati, modo di incontrare persone in un dato ambiente). Oppure può rappresentare un terreno mobile e cangiante per una performance sviluppata lungo il percorso.

Ancora può costituire un momento di una narrazione e di una visione, di un dispiegamento di sollecitazioni dirette al partecipante, isolato dal mondo attraverso le cuffie-audio, o in una doppia dimensione di isolamento e di immersione nella realtà, con interventi fittizi inaspettati, in una manipolazione drammaturgica della realtà.

Pratiche zen e fascinazioni della cultura dei nativi del Nord America sono alla base del lavoro dei due artisti inglesi – Richard Long e Hamish Fulton – che sul finire degli anni Sessanta del XX secolo hanno iniziato a interessarsi al camminare come elemento cardine dei loro lavori, pur con sostanziale differenza sul piano concettuale.

Da una parte Richard Long (Bristol, 1945)  inaugura un percorso dove durante le sue camminate “modifica”, segna il territorio attraversato con sculture realizzate con materiale reperito sul luogo, o con tracce del suo passaggio direttamente effettuate sul suolo, in particolare con la linea del 1967 (A line made by walking).

Il lavoro consiste nella fotografia della traccia lasciata dall’artista stesso impegnato nell’attraversamento di un prato, ripresa con un punto di vista centrale, la linea è al centro della foto, nettamente segnata, senza sbavature.

Da questo punto di vista non si può non pensare questi segni come una “risposta” alle Linee di Piero Manzoni realizzate a partire dal 1959, su fogli di carta. Una risposta che accentuava l’esigenza di superare in modo radicale i confini imposti dalla pittura tradizionale, e in generale, dai confini della tela in sé, in qualunque modo fosse trattata, con un intervento diretto sul territorio.

una fotografia di Richard Long: A line made by walking.
Richard Long: “A line made by walking”. 1967. Fotografia in bianco e nero.

Le linee di Long sono il risultato di un attarversamento dello spazio su percorsi stabiliti, concetto ripreso in moltissimi altri suoi lavori (“England”, “Walking a line in Peru”, “A line in Himalayas” 1975), compresi i “cerchi” (“Walking a circle in mist”, realizzato in Scozia nel 1986). In altri casi, i materiali “grezzi” reperiti sul luogo diventano parte di installazioni-sculture da lasciare in loco.

Fra i molti lavori, citiamo “Connemara Sculpture” 1971, costruita con pietre depositate sull’erba a disegnare un tracciato labirintico, o i cumuli di pietre lasciati in alcuni luoghi, durante esplorazioni (“A thousand stones added to the footpath Cairn”, 1974), o “Muir pass stones”, realizzato in California, come risultato di una passeggiata di dodici giorni sulla Sierra.

Land Art. Un'opera di Richard Long.
Richard Long: “A thousand stones added to the footpath Cairn.” 1974. Fotografia in bianco e nero.

Come dichiara in apertura del suo sito ufficiale le opere sono realizzate attraverso il cammino in un paesaggio (“Art made by walking in landascape”) e comprendono oltre alle sculture, fotografie realizzate durante l’attraversamento dei luoghi, testi che documentano le passeggiate.

In quest’ultimo caso si tratta di semplici rilevazioni riferite a luoghi, località, tempo distanza e misurazione, registrazioni di spostamenti di pietre da un luogo all’altro, resoconto delle distanze percorse, con i dettagli chilometrici e le località toccate.

Hamish Fulton (1946, Londra), inaugura, come Long, suo compagno di studi nella capitale inglese, il suo percorso nel 1967, con la sua prima Art-Walk. Il punto di partenza è l’entrata della scuola al 109 di Charing Cross Road dal quale, dopo una mezza giornata di cammino, raggiungono la meta: un campo vuoto in campagna.

A differenza di Long, Fulton non crea opere nel paesaggio, ma si concentra esclusivamente sull’azione del camminare, come momento di riflessione, coscienza del proprio corpo e della natura che lo circonda. I suoi punti di riferimento fra gli altri sono, secondo una sua dichiarazione – rilasciata in un’intervista pubblicata su Il Giornale dell’Arte – gli alpinisti britannici, i nativi americani e la callgrafia zen.

Con un termine coniato da egli stesso, si definisce un Walking-Artist, a metà degli anni Settanta del Novecento, per evidenziare la distanza della sua posizione sia rispetto la pittura di paesaggio inglese, sia dalla land art intesa come scultura all’aperto.

Un lavoro dell'artista Hamish Fulton: Walking on the Iberian Peninsula
Hamish Fulton: “Walking on the Iberian peninsula”. 2016. Wall text. Bombas Gens Centre d’Art, Valencia.

Fulton sottolinea il fatto di aver “eliminato” il mezzo, il materiale con cui realizza l’opera. Piuttosto,  l’esperienza derivata dal cammino funge da base per creare la propria arte. La scelta evidenzia il suo disinteresse per il rimodellamento del terreno, o la realizzazione di manufatti con oggetti naturali da esporre.

Le sue opere consistono in testi nei quali sono registrati dati di viaggio, con disegni e immagini fotografiche.

Le camminate acustiche- le walk di Janet Cardiff e George Bures Miller dalla fine degli anni Novanta del secolo scorso, hanno mostrato il desiderio di trascendere i confini fisici imposti non solo da gallerie, o dai teatri, ma una necessità di esplorare a tutto campo i luoghi scelti, come parte fondamentale dell’opera, sia da parte dell’artista, sia da parte del pubblico. Inoltre, il lavoro di Cardiff e Miller non si concentra solo su percorsi e camminate.

I loro lavori come abbiamo già avuto modo di scrivere alcuni mesi fa, comprendono anche installazioni acustiche spazializzate immerse in ambienti urbani e naturali, oltre a una serie articolata di esperimenti condotti negli anni relativi alle videocamminate e alle audiocamminate.

Janet Cardiff, George Bures Miller: Night walk for Edinburgh
Janet Cardiff, George Bures Miller: Night walk for Edinburgh, 2019. Video-Walk

Ciascuna di queste esperienze, rapportate al momento in cui sono apparse hanno di certo spostato l’orizzonte di attesa, hanno aperto nuove strade, indicato nuovi sviluppi, al di là della capacità di rinnovarsi, trovare nuovi percorsi, sperimentare altre soluzioni, o meno, da parte dei singoli artisti lungo il cammino da loro stessi intrapreso.

 

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