documenta, Skulpture Projekte e drammaturgie urbane

Quando penso al concetto di drammaturgia degli spazi, nel quale è compreso quello di drammaturgie urbane, mi viene spontaneo citare due manifestazioni culturali – Documenta a Kassel (1955) e Sculpture Projekte a Münster (1977) – che hanno posto, in modo pionieristico, questioni fondamentali riguardo al rapporto fra spazio cittadino, abitanti e visitatori.

Una terza, Manifesta, al di là degli intenti paneuropeistici, discende in parte dal modello proposto da documenta, ma ha aggiunto l’idea del percorso itinerante, così che la sua collocazione continui a variare negli anni, in diverse città e metta in luce le loro distinte problematiche, oltre alle loro caratteristiche precipue.

Uno scorcio del centro storico di Munster
Uno scorcio del centro storico ricostruito di Munster

Porto l’attenzione su alcuni punti significativi.

  • Arnold Bode e Werner Haftmann inaugurano la prima edizione di documenta come parte della mostra di giardinaggio della Repubblica Federale tedesca (Bundesgartenschau), in una città – Kassel – che, durante il conflitto mondiale, era stata rasa al suolo. Parte perciò come manifestazione agganciata a un evento incentrato sul verde. Nel corso degli anni, le sedi ospiti comprendono gli edifici dedicati alla cultura nelle loro più diverse funzioni, e molte altre tipologie di strutture pubbliche.

Ogni anno gli edifici coinvolti cambiano, eccezion fatta per alcuni luoghi diventati ormai istituzionali, come il Fredericianum, la documenta Halle e l’Ottoneum. I nuovi acquisti dell’edizione 2022 (documenta 15) sono per esempio l’area Hubner, una deposito in Hafenstrasse, e lo spazio espositivo WH22 vicino alla stazione. I luoghi, in questa edizione, appartengono al centro cittadino, nelle zone nord, est, in quella lungo il fiume e nel parco.

La destinazione d’uso originale di ciascuno spazio ospite convive, per tutta la durata della manifestazione, con la presenza dei prodotti artistici ospitati, realizzati con le tecniche più disparate. I visitatori, qualunque sia la loro provenienza – autoctona o esterna – sono sollecitati a prendere visione e coscienza di realtà diverse rispetto ai luoghi deputati dell’arte, nelle loro forme più istituzionalizzate.

L’operazione attualmente ha perso la caratteristica di “sorpresa” per gli addetti ai lavori, ma non per quella parte di pubblico estranea a una fruizione artistica abituale. In ogni caso, resta un invito ad esplorare contemporaneamente, con occhi nuovi, edifici la cui presenza e la cui funzione è magari poco stimolante,  intimorente, remota.

Anche nell’edizione corrente (documenta 15, 2022), per quanto sia stata affidata a un collettivo di artisti-curatori indonesiani (Ruangrupa), con una scelta “fastidiosa” e spiazzante sotto molti aspetti (sui quali sarebbe interessante tornare con riflessioni accurate), l’impostazione di base resta la stessa. La città, gli abitanti e i visitatori esterni continuano a essere sollecitati ad esplorare luoghi le cui funzioni originarie sono sospese, temporaneamente ridiscusse, per lasciare spazio alla presenza “aliena” dei lavori di artisti provenienti da culture molto diverse. Dialoghi aperti, o ostinatamente impossibili.

Hubner, Kassel
Una delle sedi espositive di documenta 15, Hubner a Kassel.
  • Il progetto Three rotary squares (Drei rotierende Quadrate), donato alla città di Münster dallo scultore cinetico George Rickey (1907-2002) nel 1970, fonte di polemiche circa il rapporto fra opere d’arte e spazi pubblici, grazie a Klaus Bussmann, curatore e direttore del Westfälischen Landesmuseums für Kunst und Kulturgeschichte, con Kasper Konig (direttore della prima edizione del 1977)  si trasforma in un momento di confronto molto costruttivo. Sfocia, infatti, nella fondazione di Sculpture Projeckte. In questo contesto gli artisti sono invitati a realizzare opere destinate al tessuto urbano, ai parchi e alla zona agricola immediatamente circostante la città.

In questo caso è messo in primo piano, quindi, lo spazio esterno, la rete viaria, i luoghi verdi cittadini. Il senso di scrittura urbana attraverso le opere dei differenti artisti – dove il concetto di scultura è da intendersi nel suo senso più esteso possibile. Gli artisti sono chiamati a realizzare lavori site-specific.

Tuttavia, emerge anche un secondo aspetto da evidenziare, legato al concetto di temporaneità e durata. Se all’inizio alcune opere erano collocate in modo stabile-definitivo in alcuni punti della città, questa scelta è stata affiancata da presenze effimere, con opere sono visibili solo nel periodo deciso in cui si svolge la manifestazione.

Tre quadrati rotanti, realizzati da George Rickey, per Skulpture Projekte, aMunster
George Rickey, Three Squares Gyratory realizzato a Munster

Relazioni urbane

In queste manifestazioni la scelta degli spazi, delle strutture architettoniche, della rete di edifici da coinvolgere costituisce in sé un’operazione di drammaturgia urbana, in quanto tale scelta evoca storie e relazioni negli spazi cittadini, prima ancora che quegli spazi ospitino prodotti artistici di autori di fama internazionale.

In entrambi i casi un punto interessante da sottolineare – prima e al di là della tipologia e della qualità dei lavori esposti – è l’attenzione dedicata alla città, intesa come grande spazio complesso con cui interagire, dialogare, confrontarsi, in modo dialettico.

La provocazione mantiene nella maggior parte dei casi la sua funzione socratica, di stimolo intellettuale, di presa di coscienza delle nostre contraddizioni, come individui e come parte di una società, di messa in discussione delle credenze personali, dei pregiudizi.

Un altro elemento degno di nota sono gli effetti sorpresa e l’invito all’esplorazione della città, rivolti sia agli abitanti, sia ai visitatori esterni (nazionali, internazionali e intercontinentali). Da questo punto di vista si apre un confronto diretto fra presenze reciprocamente “aliene”.

Attualmente molte manifestazioni culturali di carattere espositivo, o più in generale legate alle arti contemporanee seguono questi esempi e inseriscono i lavori ospiti in luoghi estranei agli edifici museali. Ciò avviene sia in ambito urbano, sia extraurbano.

In quest’ultima categoria rientrano anche quei luoghi paesaggisticamente affascinanti, noti, dove il turismo d’elite può facilmente convivere con proposte di visita a collezioni d’arte in un contesto insolito, dall’effetto scenografico assicurato.

L’attenzione tende a posarsi sulle opere, ma assai meno sulla complessità e sulla problematicità dei luoghi ospiti, sul dialogo e il coinvolgimento degli abitanti del luogo, sulle interazioni fra questi ultimi e i lavori esposti. Si tratta quindi di situazioni estranee al concetto di drammaturgia degli spazi, in particolare nelle sue forme di drammaturgia rurale, o montana.

Uno scorcio della città di Munster
Uno scorcio della città di Münster

Un confronto fra contesti ospiti

In sostanza, possiamo osservare una contrapposizione fra città centro-settentrionali europee (documenta, Sculputre Projeckte), o centri urbani problematici/decentrati (Manifesta) che propongono opere in un contesto “impegnato” e che invitano al confronto, al dibattito, al dialogo, alla dialettica fra realtà diverse e contrastanti e luoghi “bucolici”, paesaggi rurali o montani “piacevoli”, dove la natura si presenta nelle sue forme più “addomesticate”.

Viene spontaneo porsi di conseguenza alcune domande. Qual è il tessuto urbano di queste città? Quali sono le loro caratteristiche fisiche e geografiche?

Kassel è una città fluviale (Assia settentrionale) con poco più di duecento mila abitanti e rappresenta un importante centro industriale e snodo ferroviario. Münster  è una famosa realtà urbana universitaria, con poco meno di trecentoventimila cittadini. Si tratta in entrambi i casi di aree devastate dalla Seconda Guerra Mondiale, con un passato pesante sulle spalle.

Gli edifici di Kassel sono stati distrutti al novanta per cento e ricostruiti negli anni Cinquanta, la città ha perso perciò ogni aspetto storico sul piano architettonico;  quelli di Münster – altrettanto annientati durante il conflitto – sono stati riedificati sul modello dei preesistenti, con un’operazione “in stile”. La città si presenta perciò al visitatore ignaro come se nulla fosse accaduto.

Uno degli spazi espositivi di documenta 15 a Kassel
WH22, uno degli spazi espositivi di documenta 15, a Kassel

Gli artisti chiamati a lavorare in questi due contesti sanno di essere inseriti in luoghi particolari – al di là del prestigio internazionale delle due manifestazioni – perché predisposti a prestare una forte attenzione ai contenuti, oltre che alla forma, al confronto, al dialogo attorno a nodi e a problematicità. In una parola propongono una fruizione e una lettura della realta critiche.

Nei casi di collezioni temporanee, o permanenti, poste in località paesaggisticamente amene, in montagna, o in collina, in proprietà di fondazioni di diritto privato, soprattutto, gli artisti si trovano a confrontarsi con luoghi che nell’immaginario comune sono percepiti come “rilassanti”, belli, dove la dimensione contemplativa acquista particolare attenzione e si può esercitare la pratica dell’otium.

Sta quindi a loro la responsabilità di scegliere da che parte stare. Se enfatizzare il distacco dal mondo e dalle sue conflittualità, o se proporle, inserirle per contrasto, a turbamento della quiete pubblica, in un luogo privato.

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