Drammaturgie montane. Nahr. Residenza Artistica

A Sottochiesa, in Valtaleggio (Bg) sta per concludersi la residenza artistica presieduta da Gabi Scardi e curata da Ilaria Mazzoleni per NAHR (Comitato scientifico composto fra gli altri da Susanna Ravelli e Adrian Paci; supporto di Isabel Kuh e Sara Invernizzi).

Nei prossimi giorni, il 25 e il 26 giugno, saranno quindi visibili i progetti dei ricercatori (artisti e scienziati) partecipanti a questa edizione dedicata al Suolo:  Simone Ellis, Giuseppe Mongiello, Titta Cosetta Raccagni e Barbara Stimoli, Marco Ranieri, Nora Sweeney e Danielle Stevenson, oltre la sottoscritta.

Sella sotto al pizzo Baciamorti
Abbeveratoio nella piana fra Pizzo Baciamorti e monte Sodadura.

Per quanto riguarda il settore artistico, il gruppo è formato da persone che lavorano in ambiti diversi – comprendenti arti visive, video art, performing art – e che in questo periodo hanno lavorato attorno al concetto di Suolo, inteso da prospettive differenti e interpretato da ciascuno secondo il proprio percorso creativo.

Si possono osservare progetti dove il suolo è inteso come metafora, oppure in senso politico-ecologico, o ancora, come elemento che nutre la specie umana, o altre specie con le quali conviviamo.

I diversi lavori rimandano a questioni che accomunano i singoli partecipanti. Tutti, infatti, mostrano una particolare attenzione per i problemi ambientali, l’attivismo politico, le conseguenze della mercificazione della società capitalistica, i diritti degli animali, l’antispecismo, l’interesse nell’indagare le  tradizioni culturali locali.

Dedichiamo così una panoramica per presentare profili biografici e il progetto visibile durante l’open studio di Nahr.

"Figli del suolo", progetto di Simon Ellis, per la residenza artistica NAHR in Valtaleggio, curata da Gabi Scardi
Simon Ellis: “Figli del suolo”. Progetto realizzato durante la residenza NAHR, Valtaleggio. Foto: Isabel Kuh

Simon Ellis è un coreografo della Nuova Zelanda (Wairarapa, Aotearoa) attualmente residente a Londra, docente dell’Università di Coventry, impegnato nell’esplorare i legami fra coreografia, video e danza.

Si è formato in un contesto politicamente impegnato, in particolare per quanto riguarda uguaglianza sociale, ambiente, consumismo. Questi elementi influenzano la sua attività artistica e il modo di condurla, così che la sua ricerca prosegue in tale ambito.

In residenza a Nahr sta elaborando un lavoro dove la forza di gravità e il contatto con il terreno sono elementi fondamentali.

Il suo progetto “Figli del suolo” indaga il nostro rapporto con la gravità e le sue sensazioni sul corpo, in particolare sulla consapevolezza rispetto al fatto che dobbiamo tornare al suolo.

Simon in questo lavoro si concentra sull’idea che il peso del corpo ci trascina verso il basso, nonché sul rapporto fra il suolo, la gravità e il corpo.

Inoltre, individua un oggetto che in questo contesto acquisisce molta importanza: la pala. Si tratta di un tramite che crea la condizione per tornare al suolo. In senso letterale e metaforico.

Performance di Giuseppe Mongiello "Esercizi di Mantica", realizzata durante la residenza artistica NAHR in Valaleggio
Giuseppe Mongiello: “Esercizi di Mantica”. Performance, realizzata durante la residenza Nahr, Valtaleggio.

Giuseppe Mongiello è un artista Lucano, attratto nel suo percorso di ricerca dalle credenze popolari, dai Simboli della Scienze Sacre, dalla cultura orale.

“Esercizi di Mantica”, il progetto che sta allestendo in questi giorni, riguarda la Meteorologia e i luoghi, le loro connessioni. Predisposizione all’attesa e all’orientamento.

Si tratta, “di una “ritualizzazione del rito” dove a essere consumato è lo stesso esercizio.” come mi spiega Giuseppe che, nel suo lavoro si mostra molto interessato all’interdipendenza delle conoscenze e dei ruoli fra lavoratori agricoli, pastori, boscaioli, pescatori. 

Il suo ruolo è quello di un “raccoglitore nomade” (come si definisce), applicato in contesti diversi: dalle erbe commestibili, ai movimenti sociali o culturali, si tratta di collegarsi a differenti fattori legati al nutrimento, alla fertilità.

In questo lavoro indaga la possibilità di nutrirsi solo dei segni che la terra produce “sopra” (fuori dalla superficie del terreno), in particolare attraverso i segni provenienti dalla direzione del vento, attraverso i quali ricava informazioni, in senso “essoterico”.

La mantica a cui si riferisce Giuseppe non è quella dell’antichità greca, ma quella di origine popolare “dove si usa la terra o parti di essa come medium principale.”

Per la precisione “Viene letta attraverso diagrammi o mappe effimere  corrispondenti a un “sopra”, preparati per conoscere un “sotto” e viceversa: si osserva il cielo per trovare punti di sosta sulla terra e la terra per capire che cosa abita in cielo.

E’ la possibilità di ricevere dati, stati e strati dal suolo senza scavare o aprire la terra, dare e ricevere in un infinito interscambio empirico con gli elementi.”

"Homo-humus" progetto di Titta Raccagni e Barbara Stimoli realizzata per NAHR, residenza artistica curata da Gabi Scardi
Titta Raccagni e Barbara Stimoli: “Homo-Humus corpi___compost piccoli esercizi per con-divenire”

Titta Cosetta Raccagni e Barbara Stimoli formano un duo artistico nel quale si intrecciano le competenze legate al linguaggio del video di Titta a quelle di coreografia e di danza di Barbara.

I lavori di Titta comprendono video di generi differenti, documentari, cortometraggi, riprese di performance dal vivo, lavori di arte visiva. La ricerca è focalizzata soprattutto sul gender, sulla sessualità e la pornografia.

In questo ambito hanno aperto il progetto artistico (Pornopoetica (pornopoetica.org), dedicato a pornografia e piacere, con l’impiego di performance, video, fotografia, articoli.

Nel periodo di residenza in Valtaleggio entrambe si stanno dedicando allo sviluppo del progetto “homo___humus corpi___compost piccoli esercizi per con-divenire”.

Si tratta di uno studio attorno a esercizi di percezione, somatici e visivi, finalizzati a spostare “Il baricentro e il punto di vista antropocentrico verso il suolo. Verticale_orizzontale; macro e micro”.

 Entrambe provano a “ripartire dall’etimologia latina di homo come humus, materia vivente che viene dal
suolo e che al suolo ritorna.”

Le domande che sollecitano “Come possiamo andare oltre, in una prospettiva di superamento dei binarismi natura-cultura, maschile-femminile?” provano a ipotizzare una risposta: “Homo diventa corpi, umani e non, l’humus diventa compost, un con-divenire multispecie.”

Nora Seewney: "Portraits of interconnection in Valtaleggio", manuale da campo multimediale
Nora Sweeney: “Portraits of interconnection in Valtaleggio”. Manuale multimediale da campo.

Nora Sweeney è una regista cinematografica e fotografa americana  residente a Los Angeles, ma nata in Ohio.

Ha realizzato numerosi cortometraggi come documentarista, in luoghi vicino a casa, o molto lontani, alla ricerca di “strade secondarie”, dove l’attenzione di chi guarda è richiamata, in particolare, sul mondo dei lavoratori.

Per esempio, sugli emigranti in cerca di lavoro, nei primi decenni del Novecento, o in quelli dei primi anni Duemila, lungo la costa californiana (“Sweet Oranges”).

Durante la residenza presso Nahr, Nora si sta concentrando su alcune interviste di persone molto attive nella comunità locale, nonché sul montaggio di alcuni video e disegni.

“Portraits of interconnection in Valtaleggio”, questo il titolo del progetto, è un manuale da campo multimediale composto da fotografie, disegni, dipinti, registrazioni audio e filmati in 16 mm che mette in risalto le connessioni fra le specie, anziché concentrarsi sull’identificazione di ciascuna di esse.

E’ il frutto delle esplorazioni quotidiane in Valtaleggio di Nora, che ha osservato e documentato i modi in cui le varie specie hanno relazioni fra loro, sono interconnesse: i rondoni che fanno il nido nei campioni, piante e insetti che vivono fra le pietre dei muretti a secco, le mucche che pascolano, un contadino che raccoglie uova.

La costruzione del progetto ha dato modo alla sua autrice di riflettere sul modo con cui specie differenti coesistono e sulla capacità di resilienza di animali e piante in un ambiente dove gli interventi umani sono onnipresenti.

Questo lavoro intende incoraggiare lo spostamento del punto di vista con cui osserviamo l’ambiente. In particolare Nora è interessata dalle differenti personalità osservate negli animali, nelle mucche per esempio o nelle capre.

Così in questi giorni ha avuto  tempo per pensare quanto gli animali possano essere osservati come personaggi e si trovata a chiedersi “Com’è essere una mucca o un asino” in un contesto agricolo industriale.

Ovvero, mentre guarda la mucca munta attraverso mezzi meccanici, o un asino sfiancato sotto il sole, ricoperto di mosche. “Com’è la vita quotidiana di questi animali?” si domanda Nora che aggiunge: “Noi possiamo scegliere come vivere, gli animali di allevamento no.”

Marco Ranieri: Picking up the soilla terra
Marco Ranieri: “Picking up the soil” – Progetto realizzato durante la residenza artistica NAHR, Valtaleggio

Marco Ranieri. è un artista visivo italiano, al momento residente in Spagna (Valencia), molto impegnato sul fronte ambientale e alla ricerca di modi di vita sostenibili, dove la collaborazione e il senso della collettività possono creare nuovi modelli incentrati sull’etica.

Si percepisce come “artista sociale” e pertanto è sovente attivo in situazioni dove la natura partecipativa ha un ruolo importante. Inoltre è un autentico specialista dell’ambiente rurale che indaga con grande passione (ha partecipato anche ad alcune transumanze in Spagna, documentate attraverso i suoi lavori).

In questi giorni di soggiorno artistico in Valtaleggio è concentrato su un esperimento che coinvolge il processo di lievitazione del pane. La scommessa di Marco è utilizzare i micro-organismi presenti nella terra per ottenere la lievitazione.

Parte dell’esperimento quindi è l’osservazione dei risultati  ottenuti con diversi tipi di suolo (pascolo naturale in quota, terra d’erba raccolta in un contesto biodinamico, boschi, pascoli di allevamenti semi-intensivi, rive di torrenti).

L’attenzione verso il pane è un tratto che caratterizza un ramo della ricerca di Marco, inaugurato con un precedente lavoro realizzato in Spagna (“Pan para nutrir la tierra“) e ora “importato” in Italia, come uno studio del territorio, in senso letterale e metaforico.

In questo momento, sul tavolo sei diversi impasti, composti da farina e terricci di diversa origine stanno lievitando in attesa di essere cotti nel forno. Fra qualche ora si saranno aggiunte nuove forme di profumi diversi da aprire e assaggiare…

 

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