“VUOTI D’ERBA” un progetto legato al consumo di Suolo.

Che cosa intendiamo per “consumo del suolo”? Chi consuma il suolo? Per quali scopi? Che cosa si sottrae (quali risorse), a chi le si sottrae? Cambia nel tempo il concetto di consumo del suolo? Perché?  Qual è il punto di vista di chi giudica le criticità e quale ruolo ha? (Da quali interessi è mosso)?

 

Valtaleggio vista dal monte Zucco
Valtaleggio. Panorama ripreso dalla vetta del monte Zucco.

Esistono modi diversi di rapportarsi con il suolo, di intenderlo: superficie incolta-terreno edificabile-coltivabile-bosco-pascolo-residuo urbano.

Si può pensare al suolo come risorsa, come elemento trascurato, o tutelato, sfruttato o da sfruttare. Consumare/consumato. L’elemento tempo: nel passato, nel futuro o nel presente.

Il suolo può essere inteso come elemento reale, tangibile, concretissimo, o in senso metaforico, con tutte le immagini legate ad esso. Per esempio le radici, il radicamento, le fondamenta.

Sella sotto al pizzo Baciamorti
Abbeveratoio nella piana fra Pizzo Baciamorti e monte Sodadura.

Quest’anno Nahr (Nature Art Habitat), residenza artistica posta a Sottochiesa (Valtaleggio), curata da Ilaria Mazzoleni, presieduta da Gabi Scardi, sostenuta da un comitato scientifico di cui fanno parte fra gli altri Susanna Ravelli e Adrian Paci, propone come tema portante il Suolo inteso secondo molteplici accezioni e problematiche.

Sono quindi molto felice di essere stata selezionata come ospite della residenza durante il mese di giugno. Infatti, le problematiche riguardanti il Suolo fanno parte del mio percorso di ricerca riguardante la drammaturgia urbana e la drammaturgia degli spazi, in particolare nei suoi recenti sviluppi.

Il progetto Aiuole Clandestine (A-CLAN), per esempio, è incentrato sui Personaggi Verdi che crescono nelle basi dei pali segati sui marciapiedi di Milano. La sua prima fase è stata presentata al pubblico in Settembre (2021), grazie al contributo di Municipio 1, Milano.

Inoltre, una parte importante della mia ricerca si occupa di personaggi resistenti e di evidenziare criticità, contraddizioni, conflittualità legate all’uso degli spazi da parte degli umani. Dà voce a situazioni, storie e personaggi osservati da un punto di vista non antropocentrico.

Resegone visto dal monte Zucco, in valtaleggio
Monte Resegone visto dalla vetta del monte Zucco, in Valtaleggio.

Il progetto “Vuoti d’erba (percorso drammatico in quattro Atti/Azioni)” che sto per presentare a conclusione della residenza presso Nahr,  è costruito attorno al concetto di “consumo” del suolo e alla mutevolezza dei contesti ai quali esso si applica, per FARE e FARSI DOMANDE.

Nell’ambito della drammaturgia degli spazi di cui mi occupo (nella versione montana in questo caso), mi interessa evidenziare la criticità, le contraddizioni, le conflittualità legate al concetto “consumo del suolo”  riferito al mondo agricolo delle Alpi, in particolare agli animali allevati per la produzione lattiero-casearia.

Ho scoperto, infatti, che ci sono personaggi residenti nell’arco alpino ingiustamente accusati in alcuni contesti storici di essere devastatori di suoli e paesaggi, semplicemente per meglio tutelare interessi economici di alcune parti: LE CAPRE.

Oratoro di San Lorenzo, Fraggio. Valtaleggio
Oratorio di San Lorenzo, Fraggio. Valtaleggio.

Al di là dell’identificazione della capra con l’elemento dionisiaco e demoniaco, sfruttata per screditare questi animali, la fonte di disturbo in passato era identificata nella tendenza delle capre a usare terreni altrui, a sconfinare fuori dal territorio, a usare risorse demaniali, o di proprietari terrieri.

In epoca napoleonica e durante il fascismo, per esempio, emerge una netta ostilità verso le capre, imputate di essere grandi “consumatrici di suolo”.

Erano ritenute responsabili di rovinare i pascoli, danneggiare la proprietà privata. In realtà costituivano un ostacolo per lo sviluppo dell’attività mineraria e del legname sulle quali desideravano puntare i possidenti locali, perché molto più redditizie.

La capra diventa allora un “capro espiatorio”, è considerata “cattiva” a causa di interessi economici ed è contrapposta agli animali “buoni”, considerati tali perché più produttivi ed economicamente più interessanti: gli ovini (per la produzione di lana) e i bovini (per la produzione di carne, latte, formaggio).

Utensili appesi al sottotetto di una baita a Sottochiesa
Quasi un’installazione di arte povera. Utensili appesi alla parete e al sottotetto di una baita a Sottochiesa. Valtaleggio

Ciò è avventuo in alcune zone delle Alpi, in particolare quelle dove i terreni dovevano essere utilizzati per attività più remunerative (ovvero dove lo sfruttamento del suolo diventava più forte).

Attraverso la campagna denigratoria, basata su accuse pseudoscientifiche, ovini e bovini soppiantano i caprini, fino a spingere quasi all’estinzione alcune razze autoctone.

La Valtaleggio è un esempio rappresentativo della “sostituzione” a fini economici di una specie con l’altra. In questi casi le razze autoctone di capre hanno rischiato, in alcuni casi, addirittura l’estinzione. Il paesaggio è stato addomesticato e modellato in funzione dei pascoli bovini.

 

Collana fatta di chiodi, appesa all'esterno di una baita a Sottochiesa, Valtaleggio
Collana di chiodi, esposta sull’esterno di una baita, Sottochiesa. Valtaleggio.

La capra orobica, tipica della zona, a pelo lungo di diverse colorazioni di mantello è limitata ormai a pochissimi esemplari.

Se la produzione casearia bovina ha scalzato quasi del tutto nel corso del XIX e del XX secolo quella caprina, la “scomunica” nei confronti delle capre per fortuna negli ultimi vent’anni anni è stata progressivamente tolta.

Ora questi animali, molto curiosi e intelligenti, si considerano custodi dei pascoli, in quanto li “puliscono” da piante infestanti, il loro latte ha migliore digeribilità e valori nutritivi più equilibrati (meno grassi e colesterolo) rispetto a quello vaccino, e i formaggi di capra sono più apprezzati anche sul piano del gusto (personalmente è felicità pura).

Attualmente, agronomi e studiosi della biodiversità ritengono le capre utili per la cura dei pascoli e del suolo nell’arco alpino. Anche le capre orobiche, da reiette sono diventate “Protettrici” del suolo e qualche allevatore in alcune valli vicine hanno ripreso ad allevarle.

Per quanto, la produzione del latte di questa specie è molto inferiore per esempio ad altre razze caprine, per esempio alla camosciata delle Alpi.

Pizzo Baciamorti visto durante la salita
Pizzo Baciamorti, Valtaleggio.

Questa situazione complessa merita di essere (ri)conosciuta sia dagli abitanti, sia dai visitatori ed è stata il punto di partenza per il mio progetto che, in realtà, considera anche altre problematiche legate al suolo.

Per esempio la mancanza di consapevolezza rispetto all’importanza di tutelare il territorio, di evitare sfruttamenti selvaggi nascosti dietro a illusorie forme di “progresso”.

Lavatoio e abbeveratoio a Vedeseta
Lavatoio e abbeveratoio a Reggetto, frazione di Vedeseta. Valtaleggio

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