Drammaturgia urbana. Rebecca Agnes. Mappe cittadine e storia.

Nella nostra indagine rivolta alle drammaturgie urbane, dedichiamo due puntate al lavoro di Rebecca Agnes, artista italiana, formatasi all’Accademia di Brera e ora attiva fra Berlino, l’Italia e l’Europa. Al momento la incontriamo in residenza all’Archivio di ViaFarini, alla Fabbrica del Vapore, a Milano (dove mi trovo anch’io in questo momento).
Riprendo in queste pagine i punti sui quali a tutte le persone che ho intervistato finora ho chiesto di esprimersi e ai quali ho dedicato la maggior parte degli articoli pubblicati nell’ultimo anno: drammaturgia urbana/drammaturgie urbane, spazio, personaggi, trama-intreccio, pubblico, punti di riferimento.

Inizio quindi con il chiedere a Rebecca che cosa le suggerisca la parola “drammaturgia urbana” al singolare o al plurale, come preferisce.

Rebecca Agnes: "Walk with the artist", Berlino. foto di Stefania Migliorati.
Rebecca Agnes: “Walk with the artist”, Camminata con Rebecca Agnes: monumenti dislocati e spazi scomparsi. Berlino 2012 -2017. Art & Tours, Associazione 22:37 , Berlinerpool. Foto di Stefania Migliorati.

R: “E’ un qualcosa che ha a che fare con l’esistenza e con il modo con cui noi esperiamo la città. Probabilmente comprende anche le storie che si possono trovare nella città, o che possono essere rimaste sedimentate, nelle case, negli edifici, sui muri; quello che si trova in giro, anche casualmente.”

Per quanto riguarda la scelta fra singolare e plurale, Rebecca precisa: “Plurale, perché le città non sono mai singole, ma fatte da molte persone, diverse per origini, provenienza, esperienze, biografie, età. Inoltre, non esiste un solo esistere, ne esistono molteplici.”

Passiamo allora al secondo punto, ovvero, al concetto di….

SPAZIO

e domando a Rebecca come sia il suo rapporto con questo elemento, come lo percepisca, in riferimento ai suoi lavori.

R: “Nella realizzazione dei miei lavori lo spazio inteso come spazio di incontro, spazio sociale è fondamentale, anche perché buona parte delle mie opere sono partecipative. In particolare, alcuni lavori si basano sulla collaborazione con altre persone, in luoghi e contesti specifici; quindi lo spazio diventa un luogo di incontro, di scambio, di creazione.

Rebecca Agnes: Bar verde. Artopia. Modellino in legno dipinto
Rebecca Agnes: “Bar Verde, Corso di Porta Ticinese 80, 19//-2004” Legno, cartone dipinto, 35 x 28 cm h 15cm. Dalla serie “luoghi che non esistono più” 2010.

Negli ultimi dieci anni mi sono molto concentrata sul tema dei luoghi che non ci sono più. Su di essi, ho elaborato una serie di workshop e lavori personali. Nel mio primo lavoro sui luoghi scomparsi, per esempio, ho rivolto l’attenzione alla via dove abitavo nella mia giovinezza e che, durante la pausa del mio soggiorno a Berlino è mutata in modo piuttosto veloce.

Il quartiere Ticinese di Milano, dai primi anni Duemila, al Duemila e otto ha completamente cambiato il suo volto. Non solo per la gentrificazione, ma anche perché si sono trasformate le esigenze delle nuove generazioni.

Negli anni 70 e 80 questa zona era sede di moltissime associazioni, culturali e politiche, fondamentali per la controcultura milanese. In questo lavoro ho costruito a memoria i luoghi d’incontro della mia generazione attivi dalla fine degli anni ´90-2000 (Rebecca è nata nel 1978) ora scomparsi.

Per esempio i negozi di dischi che erano un punto di ritrovo per ascoltare musica new wave o dark.
Al sabato pomeriggio si andava in questi luoghi e si chiedeva di ascoltare la nuova uscita dei Cure e ti facevi consigliare dal proprietario le nuove canzoni che potevano piacerti. Era un modo di incontrare altre persone.

Queste consuetudini sono cambiate, anche per l’avvento dell’Mp3, internet e le nuove modalità di distribuzione musicale che hanno fatto collassare la maggior parte dei negozi di dischi. Della realtà quotidiana di vent’anni fa però non ho fotografie, non era consuetudine fare le foto al bar dove andavi a prendere il caffè.

Però ora anche i bar di quartiere del Ticinese sono spariti. Per esempio, quello dove andavo a prendere il caffè, ogni mattina prima di prendere il tram per andare in Accademia e dove compravo le sigarette. Era un bar di quartiere durante la settimana, ma il sabato pomeriggio diventava il ritrovo delle persone dark e gothic del panorama milanese.

Rebecca Agnes: Ice age. Panificio. Modellino.
Rebecca Agnes: “Ice Age, Corso di Porta Ticinese 76, 1994-2006” e il mio ex appartamento di Milano,1995-2009. Legno cartone dipinto, 30 x 39cm h 45cm. Dalla serie “luoghi che non esistono più” 2010.

La maggior parte di queste attività commerciali ora sono state sostituite da marchi trendy, o da grandi catene. In quel primo lavoro, ho ricostruito a memoria i luoghi scomparsi, trasformati in modellini (di cartone e legno) che ho appeso al soffitto, in una grande installazione, dove ho ricostruito Corso di Porta Ticinese.

I modellini, naturalmente, erano molto approssimativi, evocavano solo una struttura, riproducevano una parete di un certo ambiente, o un’insegna, perché basati solo sulla memoria.

In seguito ho realizzato alcuni workshop, in Sicilia a Scicli, a Sofia in Bulgaria, a Belgrado in Serbia, a Venezia e l’ultimo quest’anno, per la Casa dellə Artistə a Milano. In questo caso, i luoghi che non esistono più sono evocati da altre persone, anziché da me.

I workshop sono solitamente immaginati come un momento di incontro per una decina di persone che lavorano insieme In questo caso sono stati condotti in un rapporto di uno a uno, o al massimo due, a causa della pandemia.
Ho chiesto a queste persone di dipingere, o disegnare un luogo cittadino importante per loro e che però non esiste più. In questo modo, si creano connessioni tra lə abitantə che scoprono luoghi in modo reciproco e una mappatura della città, del territorio basata sulle memorie. Di fatto sono spazi inaccessibili, scomparsi, o che hanno cambiato completamente funzione.

Rebecca Agnes: Rainbow-Fronte
Rebecca Agnes: “Rainbow Club, via Besenzanica 3, 1992-2008” Legno, cartone dipinto, 60 x 40cm h 22cm. Dalla serie “luoghi che non esistono più” 2010.

Durante questo workshop milanese, i disegni sono stati realizzati su tessere di legno, come pezzi di un puzzle che si ricompongono in una città che non esiste più. Quindi, una delle cose fondamentali di questi lavori è vedere come il luogo in sé e per sé non ha valore se non per le persone che lo abitano e lo usano. Altrimenti restano solo gusci vuoti.

In un’altra occasione, ho realizzato una serie di lavori nati da un’idea di un’artista, Stefania Migliorati, insieme a una curatrice Zara Audiello. Insieme hanno creato un’iniziativa dal nome Walk with the Artist (https://walkwiththeartist.wordpress.com/) in cui chiedevano ad alcunə artistə di realizzare un percorso, ovvero una camminata d’artista a Berlino, città dove è avvenuta la prima edizione di questo progetto.
Nel mio caso avevo elaborato una camminata nel Mitte, quartiere centrale di Berlino e il primo che ho visto quando sono arrivata. Si tratta del quartiere più antico della città, attorno all’isola dei musei, circondato dalle grandi istituzioni, l’università Humboldt, i teatri, il Palazzo della Repubblica.
Nella mia passeggiata ho realizzato un percorso che partiva da Rosenthaler Platz fino ad arrivare all’università Humboldt, passando accanto all’ex Palazzo della Repubblica ora trasformato in castello. Con una serie di immagini mostravo come la struttura cittadina fosse cambiata di recente e come venissero manipolate le narrazioni legate alla storia della città e all’identità che voleva affermarsi.

Rebecca Agnes: Walk with the artist
Rebecca Agnes: Walk with the artist. Camminata con Rebecca Agnes: monumenti dislocati e spazi scomparsi. Berlino 2012 -2017. Art & Tours, Associazione 22:37, Berlinerpool. Foto di Andrzej Raszyk

Anche la decisione di abbattere il palazzo della Repubblica, perché edificato durante la DDR, per ricostruire un castello che non esisteva più da moltissimi anni era stata una scelta politica. Costituisce il tentativo di dimenticare una parte di storia problematica per la società civile tedesca.

Tornando alla Prussia si cancellano al contempo la vicenda nazista e gli anni della divisione della Germania. Si cancella ciò che era la Germania Est.
Tutto il quartiere Mitte era nella parte orientale, durante gli anni del Muro. Quando è avvenuta la riunificazione si è svuotato e sono accadute molte cose.

Gli edifici sono diventati case occupate e centri sociali, a causa di questo “svuotamento”. Il quartiere era diventato molto importante per la scena artistica – fino ad arrivare negli anni fra il 2005-2007, ancora si trovavano moltissime gallerie e studi d’artista.

Questi spazi alternativi hanno dato molta forza creativa alla zona, ma ora sono scomparsi, a parte qualche piccola isola di resistenza.
In questo caso, nella mia camminata andavo sui luoghi con foto d´archivio o scattate da google map e facevo vedere com’era il luogo l’anno precedente o dieci anni prima.

Abbiamo tratto una sorta di catalogo con tutte le camminate fatte a Berlino. In seguito ne abbiamo fatte altre a Belgrado, a Bergamo, con altrə artistə e abbiamo costruito una sorta di manuale da turista anti turistico, utile a conoscere una città con occhi diversi.”

Rebecca Agnes: Walk with the artist
Rebecca Agnes: Walk with the artist. Camminata con Rebecca Agnes: monumenti dislocati e spazi scomparsi. Berlino 2012 -2017. Art & Tours, Associazione 22:37, Berlinerpool. Foto di Anita Burchardt.

A questo punto Rebecca mi parla del lavoro che sta realizzando durante la residenza in ViaFarini e che è appeso sul muro, vicino alla sua postazione.

R: “E’ il primo di una serie di mappe dedicate alla città di Milano. Anche in questo caso, le mappe corrispondono a una camminata che ho effettuato da sola. Questa è la prima, riferita al centro della città e si riferisce a un percorso della durata di circa sei ore.

Sono partita da casa mia, in Ticinese e ho costruito un itinerario a partire dalle vie, dalle strade e dai monumenti dedicati alle donne.
Il lavoro è nato dalla domanda: A chi sono dedicati gli spazi cittadini? Domanda che ne comprende altre, per esempio, se queste persone possono ancora rappresentare o hanno mai rappresentato lo spirito di oggi.

A Berlino, ci sono movimenti che cercano di cambiare l’attribuzione del nome ad alcune strade, dedicate a persone che oggi vediamo come “criminali”. Anche a Milano ci sono azioni in questo senso, ma in misura molto più ridotta. Per esempio alcune rappresentanti del movimento “Non una di meno” sono andate a rinominare alcune strade con altri nomi (nella via Cristoforo Colombo, sotto hanno scritto che ha causato la morte di moltissimi nativi).

Viafarini Open Studio dicembre 2021. Sulla parete al centro “La cittá di chi?” serie di disegni di grande formato, pennarello e matita su carta, 2021-2022. Sopra “La linea del tram 3 quando collegava Gratosoglio a Bausan” Disegno con pennarelli e matite su carta. Circa 60×110 cm. 2021. Foto di Emanuele Sosio Galante.

Si è discusso anche del parco dedicato alla assai imbarazzante figura di Indro Montanelli (o di Luigi Cadorna, responsabile del massacro di migliaia di soldati durante la Prima Guerra Mondiale). Di certo, emerge la difficoltà nel cambiare gli schemi di pensiero.

Le nostre città, invece, devono cambiare, non possono continuare a rappresentare persone estranee allo spirito del tempo.
Il mio lavoro nasce da queste riflessioni, con l’aiuto dell´iniziativa Toponomastica Femminile (https://www.toponomasticafemminile.com/sito/) e di un libro riguardante i personaggi ai quali sono dedicate le vie di Milano (Le vie di Milano di Claudio e Vittore Buzzi).

Grazie a queste ricerche ho visto dove si trovavano queste strade dedicate a personaggi femminili e ho realizzato alcune micro-mappe.
Così è nata la prima cartina che mostra alcune vie visitabili nell’arco di una giornata. È chiaro che non si risolve il problema della rappresentazione di genere, attraverso la dedica di una strada a una donna, ma è un segnale.
Nella fase preparatoria del lavoro, ho elaborato schede con una minibiografia della persona alla quale è dedicata la strada. Registro anche interventi temporanei, per esempio un graffito di Laurina Paperina, riporto eventi ai quali ho partecipato, o che ho visto. Realizzo, in sostanza, una sorta di diario legato ai luoghi in cui sono passata.
Occorre, inoltre, controllare chi siano le donne alle quali sono dedicate gli spazi pubblici e in quali zone della città sono collocate. Nella mappa è riportata la prima statua dedicata a una donna, Cristina Trivulzio di Belgiojoso, inaugurata nel 2021.

In realtà, mi chiedo per chi possa ancora avere un senso usare un linguaggio statuario oggi, esplicitato in una statua pseudo realistica, con una donna molto bella, seduta. Che cosa ci dice? Che cosa dice questa immagine a un ragazzo o a una ragazza di quindici anni?
Ancora una volta si rappresenta una donna bella, bianca di classe elevata, legata al Risorgimento. Quindi all’idea di riaffermare un’identità nazionale”

ottenuta, però, – aggiungo io – proprio attraverso il soffocamento degli ideali democratici. Tutti gli esponenti del Risorgimento legati all’ala più progressista, proto-socialista, repubblicana e democratica sono stati “esclusi”, o brutalmente ridimensionati proprio a Unità raggiunta. Il caso dell’esilio di Garibaldi parla da solo, così come il misconoscimento delle attività della stessa Cristina Belgiojoso.

Rebecca prosegue nelle sue considerazioni.
“Dove sono tutte le altre persone che non sono rappresentate? Che cosa dicono questi monumenti? Una bella scelta sarebbe rimuovere tutte le statue e trasferirle in un parco – nessuno vuole distruggere la storia – e lì ciascuna di esse potrebbe essere dotata di una didascalia, relativa alle azioni e alla biografia. Queste statue nel contesto urbano odierno sono inattuali.”

Nel tornare a parlare del lavoro di questo periodo e in particolare alle mappe legate ai personaggi femminili ai quali sono intitolate le vie di Milano, Rebecca spiega che “nei prossimi mesi a partire dai nomi delle vie dedicate alle donne, costruirò un percorso, sperimentato in prima persona.

Nel senso che vado, cammino, prendo appunti e ridisegno su carta le cose incontrate durante la giornata. Questa seconda mappa sarà incentrata sulla zona Centrale-Nolo-Bovisa-Farini-Garibaldi.
Si potranno vedere i cambiamenti e le differenze rispetto alla mappa precedente realizzata nel cuore della città.

Per esempio, i personaggi femminili che compaiono in questa zona sono in maggioranza  (quasi sempre) d’invenzione, ovvero le sante (in grande abbondanza, in relazione alla presenza delle relative chiese), educatrici, benefattrici. Si contano poche artiste e pochissime scienziate (due). Restiamo, perciò, ancora nel contesto legato a esponenti di classi sociali elevate.

Un elemento da evidenziare è la presenza delle vie dedicate alle donne concentrata soprattutto nella zona centrale e in quella periferica, mentre appare più sporadica nella parte mediana della città. Le zone più esterne, edificate più recentemente, mostrano una preferenza per vie dedicate a personaggi politici.

Rebecca Agnes: Titolo-tecnica mista su carta
Rebecca Agnes: “La linea del tram 3 quando collegava Gratosoglio a Bausan” Disegno con pennarelli e matite su carta. Circa 60×110 cm. 2021.foto di Emanuele Sosio Galante.

Da un punto di vista della conduzione e della facilitazione delle ricerche, in riferimento alla città di Berlino c’è una sezione di Wikipedia-Wikimedia che mostra le vie nella loro evoluzione temporale. Quindi è possibile ricostruire facilmente on line le ragioni dei cambiamenti, del perché quella via prima si chiama in un modo e poi in un altro.

Si scopre così che alcune strade hanno cambiato anche quattro volte nome negli ultimi cinquant’anni. Per quanto riguarda Milano, invece, non si trova quasi niente on line, bisogna fare un lavoro d’archivio.”
(prosegue…)

 

 

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