Drammaturgia degli spazi. Janet Cardiff & George Bures Miller – II

Le passeggiate acustiche (audio-walk) costituiscono una parte fondamentale del lavoro di Janet Cardiff e George Bures Miller, fin dagli esordi. All’inizio degli anni Novanta, quando sono create da Cardiff, sono opere estremamente innovative, riconosciute come tali a livello internazionale. Negli anni successivi le troviamo, infatti, nella programmazione delle due mostre più prestigiose al mondo: Sculpture Project di Munster (1997), Documenta (2012), a Kassel.

Il grande interesse per questi progetti, nel corso del tempo, genera numerose filiazioni, fino a contraddistinguere i medesimi come un “genere” in sé (art-walk). In questi ultimi anni, tuttavia, la camminata dal nostro punto di vista, attraversa una fase pericolosa: utilizzata da molti, acquista sempre più i tratti di una forma “infestante”,  banalmente ludica, o turistica.

Le passeggiate, infatti, sono un mezzo di espressione esposto al rischio di diventare uno strumento educativo che ricorre a elementi multimediali, o una mera forma di intrattenimento,  un pacchetto da agenzia-viaggi contrabbandato per “arte”.

Nell’analizzare la produzione artistica di Cardiff & Bures Miller relativa alle audio-walk, emerge la stretta relazione fra spazio, suono, personaggi e l’impronta narrativa di questi lavori. Lo spazio reale infatti diventa altro. Si trasforma nell’accogliere storie provenienti dal passato, mescolate con accadimenti, suoni, persone che si muovono nel presente.

Attraverso il suono, le persone e i personaggi, lo spazio è esplorato in senso sia fisico, sia psichico, sia storico.  J. Cardiff intreccia citazioni storiche,  scritti-riflessioni derivati da ricerche d’archivio e scene fittizie, così da sovrapporre epoche, periodi di tempo differenti, passato recente, passato remoto, avvenimenti del presente.

AUDIO WALK

La prima audio walk (Forest Walk) realizzata da Janet Cardiff durante una residenza al Banff Art Center di Alberta, Canada, risale al 1991. Si tratta di un’esperienza che l’artista ritiene fondativa, nonostante la qualità della registrazione sia ancora scarsa, da un punto di vista tecnologico. Questa esperienza, a detta dell’artista stessa, cambia il suo modo di pensare e di accostarsi alla produzione artistica, ma non solo. Crea di fatto un “nuovo” genere.

Il lavoro infatti è un prototipo delle numerose audio walk che realizzerà da sola o con il marito George Bures Miller nel corso degli anni a venire. I partecipanti a questo “esperimento” ricevono una cuffia nella quale ascoltano la voce registrata di J. Cardiff che fornisce alcune indicazioni su come muoversi, dove andare, che cosa osservare, in una specifica foresta.

Si sentono, inoltre, alcuni suoni registrati (rumore di passi, un cane che abbaia tre volte) e dialoghi fra un uomo e una donna (potete leggere il testo della sceneggiatura se cliccate qui).

Negli anni successivi seguono altri lavori costruiti su misura di luoghi assai diversi fra loro, dove emergono preferenze per spazi naturali (foreste, fiumi, coste) e luoghi pubblici urbani (parchi, rete viaria, edifici pubblici sede di istituzioni culturali).

Janet Cardiff: Louisiana Walk, passeggiata realizzata per il Louisiana Museum, Danimarca
Janet Cardiff. Un’immagine di Louisiana Walk, progetto realizzato per il Louisiana Museum, Danimarca

Lousiana Walk 1996

Janet Cardiff indica questa passeggiata, della durata di circa una decina di minuti – realizzata per il Lousiana Museum, in Danimarca – come la prima ad avere i tratti di una vera e propria “colonna sonora” di un film molto particolare. Ovvero, la realtà stessa, nella quale si “aprono” sportelli inaspettati, grazie agli interventi fittizi affidati all’audio da ascoltare in cuffia. L’artista la ritiene un modello riconoscibile e seguito nei suoi successivi lavori. Cardiff, per la verità, usa le parole “format” e “stile”.

Apriamo  una parentesi. La parola “Format” usata e applicata a un contesto artistico suona alle nostre orecchie come un lapsus significativo e sul quale sarebbe interessante dedicare uno spazio a parte. Per ora ci limitiamo a rilevare la criticità del ricorso a questo termine, dalla forte ambiguità applicata al percorso, alla metodologia, all’approccio e al processo di una pratica artistica.

La parola sembra più consona, infatti, a una prassi produttiva seriale propria di un contesto industriale, più che di uno artistico. Appare in conflitto con la capacità di sapersi rinnovare, sottrarsi agli schematismi imposti/richiesti dal mercato, dai tempi stringenti, dai meccanismi da “catena di montaggio”. Chiusa parentesi.

Janet Cardiff: Louisiana Walk, passeggiata realizzata per il Louisiana Museum, Danimarca
Janet Cardiff. Un’immagine di Louisiana Walk, progetto realizzato per il Louisiana Museum, Danimarca

Il percorso di Lousiana walk parte da un’uscita secondaria del Museo e si dirige verso il mare. Specifici punti di vista, oggetti, si intrecciano a storie intime (affidate alle voci di Cardiff e Miller), a rumori incombenti, di aeroplani, o di passi di qualcuno impegnato a fare jogging. Un uomo guarda il video di sorveglianza in cui agisce una donna che cammina in giardino:

This woman, my voice, communicates with him through the image he sees. She also refers to his postcards of the museum grounds that he sent her years before. They are trying to locate a moment in time when things went wrong between them.

start to hear accordion music … crows in trees to right. Accordion player walks around listener

Janet Let’s stop and listen, close your eyes, trust me.

Janet I have the postcard of this place that he sent me years ago. Things have changed a lot. The grass is long now, coming up through the stones on the walk here. The building in front of us is gutted, the windows broken, skylights caved in, the brick walls singed by smoke. The sculptures are covered with graffiti. The old house is still standing, partially protected by the razor wire fence around it I guess. Someone’s cooking something. Smells like burnt meat.

sound of fire, dogs barking to right, then jet goes by overhead

George whispers in left ear All I could see on the video was you walking along this path but I couldn’t see in front of you, to see what was to come.

walking sound, sound of explosions, seagulls … then silence”

Il piano della finzione e quello della realtà, come nei successivi lavori si sovrappongono e provocano disorientamento, il partecipante con le cuffie nelle orecchie segue le istruzioni, è coinvolto attraverso il richiamo a specifici riferimenti al paesaggio, al contesto. Pubblico e privato, pubblico e intimità si intrecciano.

Janet Cardiff: Louisiana Walk, passeggiata realizzata per il Louisiana Museum, Danimarca
Janet Cardiff. Un’immagine di Louisiana Walk, progetto realizzato per il Louisiana Museum, Danimarca

The missing voice, (Case Study B)

è una audio walk realizzata nel 1999 (19 giugno) per Artangel a Londra. Il percorso parte dalla Whitechapel Library (chiusa nel 2005), nei pressi dell’omonima fermata della metropolitana e attraversa l’East End di Londra. L’ascolto prevede la sovrapposizione di un racconto evocante situazioni da noir, citazioni da detective story, alle descrizioni del paesaggio urbano che si incontra lungo il percorso.

La scelta del luogo, la zona dell’East End,  offre all’artista la possibilità di ricostruire la storia delle strade, delle vite delle persone vissute nel quartiere e raccontarle. Le persone  si trasformano in “personaggi”, come sovente accade nei lavori di drammaturgia urbana, o in generale, di drammaturgia degli spazi.

L’attenzione in questo caso, dal punto di vista narrativo, si concentra su abitanti o eventi. Per esempio,  un violinista residente nella zona, abbandonato dalla consorte, suonava il suo strumento ogni giorno, nell’ora in cui la medesima un tempo tornava a casa e saltuariamente anche in seguito.

Janet Cardiff: The Missing Voice, Walk, East End, Londra
Janet Cardiff: The missing voice, Walk, East End, Londra

Così J. Cardiff  inserisce una descrizione della situazione e il suono di un violino che il partecipante alla walk avrebbe ascoltato in corrispondenza dell’abitazione del musicista. Inoltre, poiché in Brick Lane avviene un attentato, proprio una decina di minuti dopo il passaggio di J. Cardiff, intenta a esplorare la zona (nel 1999), quest’ultima ricrea una scena in cui si ascoltano persone che corrono, urlano, insieme a effetti acustici con sirene, elicotteri, pompieri, esplosione di bombe.

Conclude l’ascolto una citazione di Daniel Defoe che descrive un’epidemia di peste scatenatasi in quei luoghi.

Her Long Black Hair 

mostra lo “sconfinamento” verso il supporto visivo fittizio (le foto), da affiancare all’ascolto delle voci registrate e da “confrontare”, collegare al contesto reale in cui il partecipante si muove. Una situazione che qualche tempo più tardi porta a costruire video-walk vere e proprie.

Realizzata nel 2004 per Public Art Found è ambientata nella parte meridionale di Central Park, a New York. La “passeggiata”, della durata di poco più di mezz’ora, è supportata da materiale audio contenente le “istruzioni”, il materiale narrativo e un cd con alcune fotografie da osservare, in relazione alla storia.

In questo caso, lo spazio coinvolto è quello pubblico di una metropoli, inteso sia come luogo  di relax immerso nel verde, sia come rete viaria.

Janet Cardiff: Her long black hair, walk, Central Park, NY
Janet Cardiff: Her long black hair, walk, Central Park, New York

L’ascolto inizia con un’ambientazione acustica che evoca una giornata di pioggia, con un sottofondo di sirene e clacson impazziti, per trasportare poi il partecipante avanti e indietro nel tempo, con riferimenti a elementi inquietanti, da thriller.

Le componenti thriller e noir sono un tratto riscontrabile in quasi tutte le passeggiate di Cardiff. Secondo l’autrice, conferiscono un senso di inquietudine e di tragedia incombente che rende l’ascoltatore ancora più vigile, circospetto e di conseguenza più “attento” a ciò che capita intorno a lui, dentro e fuori le cuffie.

La foresta costituisce uno spazio particolarmente significativo nella produzione di Janet Cardiff, fin dagli esordi e dal sopracitato “esperimento ” del 1991, con la prima walk realizzata durante la residenza al Banff Institute. Prima di arrivare a Forest for a thousand year a Documenta (2012), si può individuare un passaggio “intermedio”: la Mallin’s Night Walk, realizzata a Pound Ridge, New York, nel 1998.

In questo caso, come suggerisce il titolo, la passeggiata è pensata per una fruizione in una dimensione notturna, condizione che affascina da sempre l’autrice. Attratta e impaurita al medesimo tempo, dedica particolare attenzione a questo luogo archetipico, protagonista di moltissimi lavori letterari, colti o popolari .

Il fruscio delle foglie, i piccoli rumori emessi da scoiattoli, o da altri animali provocano reazioni di allerta, tengono alta la tensione di chi cammina in un bosco di notte, specie se la luna è assente, o le stelle sono oscurate dalle nuvole.

Cardiff ritiene questo lavoro uno dei suoi più inquietanti, terrorizzanti e violenti. La camminata notturna è utilizzata quale metafora del sogno e dell’annegamento per esplicita spiegazione dell’autrice, ma anche come si intuisce dalle prime righe dello script e dalla voce registrata di Janet che le pronuncia:

sound of walking around room, sound of music box, ominous, weird

Janet: I awoke again with the feeling that my mouth was slowly being opened. In my half sleep my jaw struggled to close but insistent fingers seemed to open it again.

Janet: Some people believe that ghosts enter your body through your mouth while you’re sleeping.

sound of man singing in distance

Janet I open my eyes and look over to see a man asleep beside me. His arm above his head, his skin glowing from the moonlight. I lean over and cover his mouth and nose with my hand and watch his body struggle to breath. I take my hand away quickly so that he won’t wake up.
sound of trees blowing in wind

 

Forest for a thousand year

realizzato nel  2012 per Documenta a Kassel è uno dei lavori più noti della produzione della coppia Cardiff-Bures Miller.

I partecipanti raggiungono il bosco, si siedono su un tronco d’albero e ascoltano ciò che i due artisti hanno preparato per loro, grazie al supporto di più di trenta altoparlanti. I piani della realtà e della “finzione” in alcuni casi si confondono, suoni registrati e suoni percepiti dal vivo si assomigliano e occorre fare uno sforzo per distinguere la loro vera origine.

Janet Cardiff e George Bures Miller: Forest, audio installazione
Janet Cardiff e George Bures Miller: Forest for a thousand year, audio installazione, Documenta, Kassel

Si possono ascoltare il fruscio delle foglie mosse da un vento lieve, o il turbinio che annuncia l’arrivo di una tempesta, mentre la situazione del paesaggio è completamente diversa, per esempio in una giornata di sole. Si può ascoltare, proprio al di sopra della propria testa, il rumore di un ramo pesante che cade e che genera un istintivo timore.

Ai suoni naturali che possono generare inquietudine e un senso di fragilità, di esposizione al caso o agli elementi, si sommano quelli della guerra, esplosioni di bombe, raffiche di mitra, un urlo lancinante, rumori metallici.

Per molti anni il lavoro di Janet Cardiff realizzato da sola, o con la collaborazione del marito George Bures Miller propone al pubblico soprattutto una fruizione in “esterni”, o percorsi che li induce a muoversi nello spazio, al chiuso o all’aperto. La deambulazione, l’attraversamento fisico di un luogo è uno dei tratti più significativi di questi perscorsi, non a caso denominati appunto “passeggiate” (walk). Un altro tratto è lo studio del luogo, alla ricerca di miti locali, storie vere accadute in un preciso contesto.

In uno dei lavori più recenti, questo procedimento sembra essersi invertito, nel senso che l’evocazione di molti luoghi si è concentrata in un solo strumento lasciato a disposizione del pubblico che lo può suonare. Nell’installazione site specific

The instrument of troubled dream

realizzata nel novembre 2018, presso la Oude Kerk di Amsterdam, l’edificio più antico della città olandese, i partecipanti, infatti, hanno a disposizione un mellotron (una sorta di sintetizzatore) che riproduce i suoni specificamente selezionati. In questo caso si tratta di elementi acustici caratterizzanti il paesaggio sonoro circostante l’edificio o luoghi della città.

Il campionatore dispone di 72 chiavi che riproducono altrettanti effetti sonori, tracce vocali, o musicali. I visitatori in tal modo possono comporre la propria colonna sonora, diffusa dai ventotto altoparlanti distribuiti in cerchio, nella sala.

Cardiff-Bures Miller: The instrument of troubled dreams, Oede Kerk, Amsterdam,
Cardiff-Bures Miller: The instrument of troubled dreams. Installazione acustica. Oede Kerk, Amsterdam

I suoni che si possono riconoscere, registrati nei mesi precedenti l’inaugurazione, comprendono un corvo che vola, un vogatore solitario che si muove fra i pilastri della chiesa sommersa, una barca carica di persone colpita dalla tempesta lungo la costa, una raffica di bombe, perquisizioni della polizia in un appartamento, brani di Sweelinck eseguiti sull’organo, il coro della Oude Kerk, campane.

Nel percorso artistico di Janet Cardiff e di George Nures Miler, l’esplorazione dello spazio attraverso il suono, si apre a parallele sperimentazioni video che portano alla creazione di video-walk.

Nelle camminate acustiche l’attenzione del partecipante è stimolata attraverso presenze sonore vocali di tipo narrativo, unite a “sorprese” affidate a rumori di scena, segni di un paesaggio sonoro fittizio, ricreato e proposto per l’occasione.

Nelle video-walk si aggiunge l’elemento “filmico”, affidato al video. L’attraversamento dello spazio del partecipante è quindi condizionato dalla duplice attività di osservare la realtà trasformata direttamente in fiction e quella di seguire ciò che avviene sullo schermo.

Mentre cammina, infatti, sul piccolo schermo che ha davanti agli occhi, scorrono le immagini dello stesso luogo che ha di fronte, ma con interventi fittizi, passaggi di persone, insieme a una colonna sonora composta da rumori, voci, suoni. La realtà si sdoppia, sia sul piano uditivo, sia su quello visivo…

(segue)

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